di RAFFAELE CICCARELLI*/ A volte non è semplice parlare di certi personaggi, primo perché ti può struggere il ricordo, poi perché veri personaggi non sono stati, o lo sono stati a modo loro, in maniera silenziosa. Se ne sono andati a pochi giorni di distanza, prima Francesco Morini, ora Romano Fogli, accomunati soprattutto dall’origine, entrambi toscani della provincia di Pisa (di San Giuliano Terme il primo, di Santa Maria al Monte il secondo), quasi coetanei, tutti e due catalogabili in quella genia di toscani anomali, che non sono “toscanacci”.
L’esordio. Morini esordì nella Sampdoria, in quel ruolo affascinante ormai scomparso nel moderno vocabolario calcistico, stopper, una dizione quasi onomatopeica ad indicare la barriera fisica che egli sapeva creare intorno all’avversario, lasciandolo senza scampo. Molto abile nell’anticipo e nel rubare palla agli avversari, tanto da guadagnarsi il soprannome di Morgan come il pirata, fece coppia in bianconero con un altro indimenticato grande Gaetano Scirea, memorabili restano i suoi duelli con i centravanti avversari, soprattutto Roberto Boninsegna, caratterizzati dalla giusta “cattiveria”agonistica, ma sempre con il massimo della lealtà (nella foto a destra e in home page: Francesco Morini).
Lo sbarco a Torino. Fu con il suo passaggio alla Juventus che iniziò ad arricchire il suo palmares, protagonista di quel gruppo vincente che attraversò gli anni Settanta, capace di vincere cinque scudetti, una Coppa Italia ed il primo trofeo internazionale della squadra torinese, la Coppa Uefa 1977. Più variegata, come maglie indossate, la carriera di Romano Fogli, che ci ha lasciato in queste ore, centrocampista, anzi mediano, anche qui con vecchia ma sempre cara dizione, che esordì nel Torino, ma che trovò il suo centro di gravità nel passaggio al Bologna.
Fogli, consacrazione in rossoblu. Qui trovò la sua sublimazione facendo coppia a centrocampo con un altro grande del nostro calcio, Giacomino Bulgarelli, rinverdendo i fasti dello squadrone degli anni Trenta “che tremare il mondo fa”. Di questa squadra il suo allenatore, il “Dottor Pedata” Fulvio Bernardini, disse “così si gioca solo in Paradiso”, e il cielo lo toccarono davvero quando nel 1963 vinsero contro l’Inter di Habla Habla Helenio Herrera l’unico spareggio della storia del nostro calcio che assegnò lo scudetto di quella stagione. Ne fu un eroe, Fogli, tra l’altro segnando il primo gol, poi raddoppiato da Harald Nielsen per l’apoteosi finale.
Da Bologna a Milano. Sembrava chiusa la sua carriera quando lasciò i rossoblu per passare al Milan, ma qui in due stagioni ebbe la soddisfazione di vincere anche due trofei internazionali, la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale, prima di chiudere definitivamente la carriera al Catania. Meno ricca di soddisfazione la loro carriera in Nazionale (nella foto a sinistra: Fogli con la maglia del Bologna).
I due in maglia azzurra. Fogli raccolse tredici presenze in azzurro ed era in campo nel mondiale del 1966 nell’infausta partita contro la Corea del Nord, Morini indossò undici volte la maglia azzurra e partecipò a tutte e tre le gare del Mondiale tedesco del 1974 che pure ci vide eliminati al primo turno. Ora “Giove Calciante” e la sua ancella “Eupalla” hanno deciso di richiamare questi due campioni del passato, ora lo stopper Morini e il centrocampista Fogli andranno ad arricchire la Nazionale celeste.
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