“Ho ucciso le mie due bambine soffocandole con le mie mani. La candeggina non c’entra niente. L’ho usata per me perché volevo morire con loro, ma non ci sono riuscita”. Smentendo in parte le notizie diffuse ieri (vedi https://www.altroquotidiano.it/donna-a-gela-avvelena-le-due-figlie-e-minaccia-di-lanciarsi-dal-balcone/), ha confessato così, in un pianto dirotto, il suo duplice delitto Giuseppa Savatta, l’ insegnante di sostegno in una scuola media di Gela, davanti al procuratore della Repubblica Fernando Asaro, e dal sostituto procuratore Monia Di Marco, nel suo letto dell’ospedale “Vittorio Emanuele”, dove si trova ricoverata e piantonata dai carabinieri, in stato di arresto.
E’ stata la stessa Savatta a volere chiarire la dinamica dei fatti. Tra molti vuoti, tanti “non ricordo bene” e in uno stato psichico ancora confuso, tra le lacrime, avrebbe raccontato ai magistrati che amava follemente le proprie figlie, Maria Sofia di 9 anni, e Gaia di 7, perché erano il suo vero e unico amore. Voleva stare sempre con loro ma temeva di perderle.
Sostiene infine che la decisione di sopprimere le due figlie non è da attribuire ad una eventuale crisi nel rapporto col marito, Vincenzo Trainito, 48 anni, ingegnere e docente in una scuola privata, accorso nell’abitazione al secondo piano di via Passaniti (foto) quando la moglie minacciava di buttarsi giù.
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