di MARIO MEDORI/ Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi giovedi scorso è entrata ufficialmente in carica l’apposita Commissione Parlamentare Bicamerale d’inchiesta. L’organismo indagherà anche sulla scomparsa di Mirella Gregori, svanita nel nulla il 7 maggio 1983, ovvero un mese e mezzo prima della scomparsa della cittadina vaticana. Se ne è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV dove è intervenuto Pietro Orlandi. Intervistato da Fabio Camillacci e Gabriele Raho, il fratello di Emanuela ha detto: “Ammetto di essere stato una sorta di stalker con il Parlamento pressando Camera e Senato al fine di far partire prima possibile i lavori di questa Commissione. Purtroppo il Vaticano ha fatto ritardare di un anno la partenza; attraverso il promotore di giustizia Alessandro Diddi, ha fatto ogni cosa per ritardarne il via se non addirittura bloccare tutto. Mi fa piacere comunque che nonostante l’ostruzionismo della Santa Sede, abbiano deciso di far partire la Commissione votandola praticamente all’unanimità. Mi hanno promesso che inizieranno subito i lavori d’inchiesta, quindi sono ottimista. La giustizia non può più essere considerata un’utopia, chiedo giustizia e verità e adesso con tre inchieste aperte qualcosa deve uscire per forza; finalmente potranno essere ascoltate e indagate persone che finora non sono state nemmeno sfiorate e non per incapacità degli inquirenti ma per volontà, visto che da parte dello Stato italiano, oltre che dal Vaticano, ci sono state palesi manipolazioni anche su prove importanti”.
Martedi 19 marzo è uscito il libro “Life. La mia storia nella Storia”, autobiografia di Papa Francesco in cui il pontefice su Emanuela Orlandi scrive: “In Vaticano soffriamo ancora tanto per la scomparsa, avvenuta più di quaranta anni fa, di una nostra cittadina, Emanuela Orlandi, che all’epoca aveva quindici anni. Continuo a pregare per lei e per i suoi familiari, in particolare la mamma. C’è un’inchiesta aperta in Vaticano, così che si possa fare luce su questa storia ed emerga la verità”. Su queste parole del Santo Padre, Pietro Orlandi ha detto: “Ringrazio Papa Francesco perché è stato il primo pontefice ad aprire un’inchiesta in Vaticano. Certo, la persona che lui ha incaricato di indagare, il promotore di giustizia Alessandro Diddi, fino a oggi non ha fatto altro che confondere le acque e ostacolare. Non a caso a volte mi chiedo, ma Papa Francesco è informato di quello che sta facendo la persona che lui stesso ha incaricato d’indagare? Io ho parlato una giornata intera con Diddi, dicendogli delle cose molto importanti e facendo dei nomi; lui pur promettendomi di indagare e procedere, dopo un anno non ha ancora chiamato nessuna delle persone da me indicate. E poi Papa Francesco non mi dica che in Vaticano hanno sofferto e soffrono per Emanuela. Non credo che soffrissero così tanto quando un cardinale dopo la chiusura della prima inchiesta, sbattendomi un giornale in faccia mi disse ‘adesso basta, ancora con questa storia di tua sorella’? Non credo che soffrissero così tanto quando dissero a mia moglie di togliere dalla scrivania in Vaticano la foto di Emanuela dicendo che avrebbe potuto dare fastidio a qualcuno. Non credo che soffrissero così tanto quando respinsero tutte le rogatorie internazionali. E da ultimo non credo che soffrissero quando Diddi definì questa Commissione parlamentare ‘un’intromissione perniciosa, un’interferenza”.
Pietro Orlandi poi si è detto convinto che il caso Emanuela Orlandi sia rimasto anche vittima del dossieraggio al centro delle cronache in questi giorni e a tal proposito ha dichiarato: “In questa vicenda di mia sorella ci sono stati numerosi depistaggi e quando accade questo vuol dire che c’è la volontà da parte di qualcuno di spostare l’attenzione per non farti arrivare a un determinato punto e quindi è molto probabile che qualcuno sia stato controllato e spiato nel lavoro che faceva per provare ad arrivare alla verità. Tutto questo è testimoniato dal fatto che la Procura di Roma non mi ha ancora convocato. Si pensi alla questione di Londra, ai famosi cinque fogli dal titolo ‘resoconto delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi’. Il Vaticano ha sempre detto che si tratta di falsi. Ma se anche lo fossero perché non si è mai indagato per capire chi li abbia creati e perché? Io nel frattempo sono andato avanti, ho incontrato una persona che è stata in grado di fornirmi lettere e foto della presenza di Emanuela a Londra. Sono stato costretto a parlarne mediaticamente con la speranza che la Procura mi convocasse. Non si è mosso niente, come non si era mosso niente quando parlai dei messaggi Whatsapp che nel 2014 due persone vicine a Papa Francesco si scambiarono su telefoni riservati alla Santa Sede parlando di Santa Maria Maggiore e del fatto che fossero state fatte delle indagini su delle tombe e fosse stato scoperto qualcosa su Emanuela. Ci sono stato a Santa Maria Maggiore, ma, in quella zona della Basilica dove ci sarebbe una misteriosa cassa del Vaticano non si può accedere. C’è soltanto una persona, un monsignore, che può dare l’autorizzazione; l’ho contattato, gli ho scritto ma non mi risponde. E’ questa la cosa che mi fa rabbia, perché si aprono inchieste, allo stesso tempo però tutti mettono i bastoni tra le ruote per impedire che si possa andare avanti. Cosa aspettano che gli porto Emanuela e gli dico ecco ho trovato Emanuela?”.
Tra gli altri a Cusano Italia TV, è intervenuto anche il legale della famiglia Orlandi. L’avvocato Laura Sgrò ha detto: “La famiglia Orlandi metterà nella disponibilità della Commissione Parlamentare d’inchiesta, tutto ciò che ha raccolto in questi anni. Se Vaticano, Procura di Roma e Commissione si mettono a lavorare tutti quanti insieme, sono sicura che qualche risposta finalmente verrà data alla famiglia Orlandi che attende verità e giustizia da più di 40 anni. Devo dire che un peso specifico in tutta questa storia ce l’ha avuto l’uscita della serie Netflix ‘Vatican Girl’. La diffusione capillare in tutto il mondo della vicenda di Emanuela, ha inciso molto su ciò che ne è seguito. Senza dimenticare che il tutto è decollato dopo la morte di Benedetto VXI. E non può essere un caso”.
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