Giornalista condannata in Cina a 4 anni di carcere per i servizi trasmessi da Wuhan sull’epidemia di covid-19

Manifestazione ad Hong Kong a favore della giornalista Zhang Zhan (foto Epa di Miguel Candela) 

Una condanna a 4 anni di carcere è stata inflitta in Cina alla giornalista Zhang Zhan, ex avvocato diventata comunicatrice attraverso un social media per i suoi servizi informativi  trasmessi in diretta da Wuhan sulla epidemia del Covid-19. La sentenza del tribunale di Shanghai, adottata dopo una breve udienza, ha motivato la condanna per aver “raccolto litigi e provocato problemi” in seguito alla segnalazione dei fatti iniziali della pandemia quando, nella città focolaio del virus, si parlava di “polmonite misteriosa”.

I resoconti di Zhang, 37 anni, sono stati a febbraio condivisi sui social media, attirando l’attenzione delle autorità.

Il controllo del flusso di informazioni durante la crisi del Covid-19 è stato fondamentale per consentire alle autorità cinesi di definire la narrativa degli eventi a proprio favore, malgrado le incertezze iniziali la cui denuncia ha avuto serie conseguenze.

Uno dei legali di Zhang Zhan ha riferito che la donna è stata sconvolta dalla sentenza”, anche perché è in condizioni di salute preoccupanti a causa dello sciopero della fame iniziato a giugno ed è stata costretta alla alimentazione forzata attraverso un sondino nasale.

La sua condanna è maturata a poche settimane dall’arrivo in Cina del team internazionale di esperti dell’Oms per indagare sulle origini del Covid-19. Zhang è stata critica nei confronti della risposta messa in campo a Wuhan, scrivendo a febbraio che il governo “non ha fornito alla gente informazioni sufficienti, quindi ha semplicemente bloccato la città, commettendo una violazione dei diritti umani”.

 

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