di ENNIO SIMEONE -La scelta delle candidature per la carica di sindaco di Roma – quando si voterà (presumibilmente in autunno) – ha registrato oggi una improvvisa accelerazione nell’area delle forze di centrosinistra e del Movimento Cinquestelle, con qualche colpo di scena e ipotesi di rischiose lacerazioni. Le mosse sono avvenute nel giro di poche ore. La prima l’ha fatta l’ex presidente del Consiglio della coalizione M5s-Pd e capo politico (in pectore) del M5s, Giuseppe Conte: ha manifestato un sostegno alla ricandidatura di Virginia Raggi. La seconda è arrivata, poche ore dopo, dal Pd: l’ex ministro dell’Economia del governo Conte2, Roberto Gualtieri, ha annunciato che parteciperà alle “primarie” del Pd per la scelta della candidatura a sindaco di Roma. Una notizia, questa, che implica la caduta della ipotetica cadidatura a sindaco di Nicola Zingaretti, ex segretario del Pd e tuttora presidente della Regione Lazio.
Come mai, dopo una riflessione lunga un mese in casa Pd, si torna al punto di partenza, cioè alla candidatura, già ventilata, dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri? In realtà sembra che sia stato il M5s a mettere fine al pressing serrato, da parte del partito, su Nicola Zingaretti, più volte dichiaratosi riluttante a correre per il Campidoglio. A quanto pare la condizione posta da Zingaretti per impegnarsi nella corsa al Campidoglio era la tenuta dell’alleanza giallo-rossa creatasi di recente in Regione, un impegno che il Movimento non ha assicurato in alcun modo di confermare, prospettando anzi l’apertura di una crisi .
Insomma, la trattativa serrata degli ultimi giorni tra Pd e Cinquestelle non è andata a buon fine e l’ultima parola è spettata al leader (non ancora nominato) dei pentastellati, Giuseppe Conte. Il quale proprio questa mattina ha affermato pubblicamente: “Virginia Raggi è un ottimo candidato. Ci auguriamo che la decisione del Pd non metta in discussione il lavoro comune che da qualche mese è stato avviato a livello di governo regionale“.
Di qui il ritorno alla ribalta della candidatura di Gualtieri a sindaco di Roma per il Pd, già nell’aria da tempo, ma congelata nell’ultimo periodo per dare spazio all’ipotesi Zingaretti, considerato un nome più forte. L’ex ministro dell’Economia, come raccontano fonti a lui vicine, è stato spettatore fino a ieri restando a disposizione del partito; poi, venute meno le condizioni per la corsa dell’ex segretario, si è fatto avanti con questa dichiarazione: “Con umiltà e orgoglio partecipo alle primarie del 20 giugno” con le quali il Pd sceglierà il suo candidato a sindaco di Roma.
Subito dopo è arrivato il sostegno via twitter del segretario del Pd, Enrico Letta. L’altro aspirante alla carica di sindaco di Roma, Carlo Calenda (rimasto iscritto due anni fa al Pd per appena 24 ore) ha perciò dichiarato che “il candidato del Pd lo hanno scelto sostanzialmente i 5stelle, avendo essi minacciato di far cadere la giunta regionale alla quale danno il loro sostegno.
“E’ innegabile il forte imbarazzo che una eventuale candidatura di Nicola Zingaretti per le Comunali di Roma porterebbe nella neonata alleanza regionale“, avevano comunque ribadito le due esponenti del M5s Roberta Lombardi e Valentina Corrado, che ricoprono la carica di assessore nella giunta di Nicola Zingaretti (foto a sinistra). “La situazione che si verrebbe a creare (uniti in Regione e avversari a Roma con Zingaretti come candidato sindaco e presidente regionale) sfiorerebbe il paradosso“, dicono le due esponenti pentastellate augurandosi che le scelte del Pd su Roma “non contemplino soluzioni che avrebbero, inevitabilmente, ripercussioni sulla tenuta dell’attuale maggioranza regionale e su scenari di future alleanze nel Lazio”.
Ma siamo appena all’inizio di una vicenda, della quale ancora mancano notizie sul fronte opposto, quello della destra, dove non è che le cose vadano lisce, tant’è che ancora non si sa su chi la spunterà tra Salvini, la Meloni e Berlusconi.
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