di ENNIO SIMEONE – Le cose sono due: o quell’emendamento che piace a Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, era necessario e giusto, come sostengono il capo del governo Matteo Renzi e il ministro Maria Elena Boschi (lo “ripresenterei”, ha ribadito), e allora la Guidi non doveva dimettersi e Renzi non doveva accettatene le dimissioni, ma semmai dovrebbe essere costernato per non essere stato lui o la Boschi a fare quella rassicurante telefonata al signor Gemelli; oppure quell’emendamento è una porcheria, perché è un favore fatto ai petrolieri, alla Total e al compagno della Guidi, e allora coloro che (dopo che era stato già dichiarato inammissibile dalla commissione Ambiente della Camera) lo hanno infilato di soppiatto nella Legge di stabilità, cioè il capo del governo Matteo Renzi e il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che su quella legge ha posto in parlamento la questione di fiducia, devono dimettersi anche loro insieme con la Guidi.
Tutto il resto è polverone condito di squallido conformismo, un conformismo nel quale spicca oggi il “Corriere della sera” con il titolo “Renzi: ora chi sbaglia va a casa”, rafforzato a pagina 2 dal titolo “Prima nessuno si dimetteva”, entrambi corredati da una lettera dell’ex ministro Federica Guidi per sostenere che considera Gianluca Gemelli “mio marito a tutti gli effetti”. Povera Italia.
Commenta per primo