di ROMANO LUSI – Gli “Stati generali” convocati a Roma a Villa Pamphili dal governo italiano per decisione del presidente Giuseppe Conte hanno calamitato, già nella giornata di esordio, la presenza (sia pure, necessariamente, in video-collegamento) di personalità di primissimo piano dell’Unione Europea: è un segnale, non scontato alla vigilia, del riconquistato prestigio acquisito in questo ultimo anno dalle forze politiche che guidano l’Italia. Una presenza rimarcata dalle parole di stima espresse dalla presidente della Commissione Europea, Von der Leyen, dalla governatrice della Banca Europea, Lagarde, dal presidente del Parlamento europeo, Sassoli, dal commissario europeo per l’Economia, Gentiloni, dal Governatore della Banca d’Italia, Visco, oltre che dai contenuti dei loro discorsi. Tutto ciò in tono con la scelta della location che – come ha affermato Conte all’esordio – “è un omaggio alla bellezza italiana”, aggiungendo che “nel momento in cui progettiamo il rilancio dobbiamo far in modo che il mondo intero possa avere concentrata la sua attenzione sulla bellezza del nostro paese”.
Le linee strategiche il presidente Conte le ha sintetizzate in questi titoli: “Modernizzazione del Paese. Transizione ecologica. Inclusione sociale, territoriale e di genere”, con l’aggiunta che “occorre lavorare per avere una pubblica amministrazione più efficiente, digitalizzata; assicurare che le tecnologie digitali già esistenti per la vita di tutti i giorni possano incrementare la produttività dell’economia e l’innovazione”. Nelle giornate che seguiranno dovranno essere messe a fuoco le risposte concrete che, con il contributo delle personalità che sono state invitate, verranno date e trasformate in operazioni di attuazione concreta e rapida.
Ecco perché appare semplicemente squallida (tanto da indurre ad augurarsi che si rivelerà un boomerang) la decisione delle opposizioni di destra di rifiutare l’invito – ribadito anche a conclusione della prima giornata dei lavori – rivolto loro da Conte a partecipare a questi “Stati generali” per farsi portatrici delle proposte concrete che sostengono di avere pronte e che siano ragionevoli. Le denigrazioni dell’iniziativa, alle quali Salvini e Meloni si sono dedicati nelle loro apparizioni televisive di questi giorni, miravano esclusivamente a screditare il governo dell’Italia agli occhi degli altri paesi europei, con il rischio di farne pagare il prezzo agli italiani se ciò dovesse rallentare o appesantire il costo dei finanziamenti che l’Europa si propone di destinare nei vari paesi – e prima di tutto in Italia – al rilancio dell’economia devastata dalla pandemia da coronavirus.
Quanto sarà pesante il danno che provocheranno al nostro paese lo misureremo nei prossimi giorni di confronto che si svolgerà a Villa Pamphili, quando si affronteranno in dettaglio i programmi da indicare all’Europa per assicurasene il finanziamento.
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