Il pattugliatore Cigala Fulgosi della Marina militare accostato alla banchina di Calata Bettolo, a Genova, offre un’immagine già vista: uomini fasciati dalle candide tute di cartene in piedi e uomini accucciati sul ponte in attesa. I 100 profughi salvati al largo delle coste libiche – 23 bambini, 17 donne e 60 uomini adulti – sono arrivati a vedere la skyline di Genova stamani poco prima delle 9.
Erano in porto, alla calata Bettolo, dopo una manciata di minuti. Ad attenderli una tendopoli della Croce Rossa ma anche polizia, medici e psicologi, la protezione civile. Per loro che avevano già patito due giorni in mare, una lunga attesa col sole a picco sul capo. Uno vicino all’altro come sono stati per due giorni sul gommone. I primi a salire sul pattugliatore sono stati i medici per accertare la presenza di malattie infettive: qualche caso di scabbia, nulla più. Perché molto ha fatto l’ufficiale medico della Fulgosi, che in navigazione ha curato le ustioni da sole di una bimba e di una donna e che ha assistito le donne in gravidanza.
Ai medici a terra, coordinati dal direttore del pronto soccorso dell’ospedale Galliera, Paolo Cremonesi, i profughi si sono presentati con le loro storie patite sul gommone e il racconto della morte di alcuni loro compagni. Aspettano di sapere dove verranno mandati. Perché a Genova, è deciso, non restano, neppure in via provvisoria: qui rimarranno soltanto 11 bambini non accompagnati e le 6 donne in gravidanza per le cure necessarie, gli altri sono destinati a una struttura della Cei nel Lazio. Gli stranieri erano stati salvati giovedì scorso al largo delle acque libiche mentre si trovavano su un gommone in difficoltà.
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha fatto sapere che i migranti saranno accolti dal Vaticano e in cinque paesi dell’Unione europea. Sono di sei nazionalità diverse: Libia, Camerun, Somalia, Costa d’Avorio, Mali e Nigeria.
Prima delle 14 si sono concluse le operazioni di sbarco dei migranti. Il Viminale ha fatto sapere che chi non ha bisogno di cure negli ospedali sarà trasferito in strutture di accoglienza messe a disposizione della Cei nel Lazio. Sono pronti due bus per i trasferimenti. Il primo è partito a metà pomeriggio, l’altro in serata.
“Ci hanno raccontato le sofferenze indicibili di due giorni in mare e sembra che ci siano stati dei morti tra i compagni di viaggio“. Lo ha detto Paolo Cremonesi, direttore del pronto soccorso dell’ospedale Galliera, che ha coordinato l’assistenza medica.
Prima di lasciare Genova, il comandante del pattugliatore Michele Fabiano ha detto: “Come uomini di mare, come diritto internazionale, se troviamo qualcuno in pericolo di vita lo soccorriamo. È anche un dovere morale”.
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