I rischi che Elly Schlein dovrà schivare nella sua azione di leader del Pd

di SERGIO SIMEONE* –  Ha sorpreso tutti la vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD ed ha sbalordito il  successivo balzo in avanti di questo partito nei sondaggi elettorali. Ma questi due dati non devono sollevare soltanto l’entusiasmo (giustificato) dei sostenitori della giovane leader. Vanno analizzati  per coglierne anche i limiti ed evitare che alla ondata prodotta dalla straordinaria novità (una giovane donna con idee radicali, che ha fatto rinascere speranze di svolta) segua la risacca.

Gli aspetti che balzano subito agli occhi sono due : 1  la vittoria della Schlein non è uniforme su tutto il territorio nazionale. Ha trionfato soprattutto a nord, mentre a  sud ha vinto Bonaccini  in tutte le regioni, raggiungendo addirittura il 70% in provincia di Salerno.  2 Il balzo in avanti del Pd nei sondaggi politici avviene (in parte) a spese dei suoi alleati, potenziali o attuali. L’elettorato del centro-destra non viene invece  minimamente intaccato. Anzi registra un sia pur piccolo incremento. Se si tiene conto del fatto che il partito della Meloni è molto forte nel sud d’Italia, possiamo tranquillamente concludere che, sia per realizzare il pieno controllo del suo partito, sia per togliere consensi al centrodestra, la neo segretaria deve affrontare il nodo del Mezzogiorno.

D’altra parte le occasioni per intraprendere una battaglia in difesa del Mezzogiorno non mancano e non mancano le possibilità di far risaltare le contraddizioni all’interno del centrodestra. I Fratelli d’Italia, infatti, si presentano come i difensori dell’unità d’Italia, ma hanno finito poi per cedere alla pressione dei loro alleati della Lega, che hanno imposto l’approvazione in Consiglio dei ministri  del disegno di legge  Calderoli sull’ autonomia differenziata, che frantumerebbe l’Italia, trasformata in una confederazione di tanti staterelli, e indebolirebbe ulteriormente le regioni meridionali. E ciò proprio nel momento in cui si presenta per il Mezzogiorno la storica occasione dei fondi del PNRR  ai quali l’Unione Europea ha dato un’impronta nettamente meridionalista.

Finora il contrasto al progetto leghista è arrivato solo da parte di alcuni intellettuali meridionali (in primis  il costituzionalista Massimo Villone e il presidente dello SVIMEZ Adriano Gianola ) e dai governatori di Campania e Puglia, De Luca ed Emiliano ( mentre i governatori di centrodestra hanno preferito anteporre la disciplina di partito agli interessi delle popolazioni).

Elly Schlein deve posizionare chiaramente tutto il partito contro  l‘autonomia differenziata e per la piena realizzazione dello spirito meridionalista del PNRR, facendo della questione dello sviluppo del Mezzogiorno una questione nazionale, e intraprendendo su questi obiettivi anche forti iniziative di lotta.

Qualcuno potrebbe obiettare che schierare tutto il partito a favore di investimenti che privilegino il Mezzogiorno (abbandonando la vecchia e fallimentare teoria del nord locomotiva d’Italia),  potrebbe fargli perdere consensi nelle regioni del nord. E’ un’obiezione da non sottovalutare, ma che può essere superata facilmente spiegando che un Mezzogiorno prospero sarebbe un vantaggio anche per l’economia del nord, che si gioverebbe dell’allargamento del mercato grazie all’aumento della domanda interna. Il Pd deve recuperare, cioè, la funzione pedagogica del Pci, che ascoltava i bisogni della gente, elaborava i dati e decideva le linee politiche, che andava poi ad illustrare, rifuggendo dalla tentazione di dare ai problemi soluzioni semplicistiche, come fanno oggi i partiti populisti. La valorizzazione di Provenzano, ex vicedirettore dello SVIMEZ, è un buon segnale su questa strada.

*Sergio Simeone, docente di Stortia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

 

 

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