di NUCCIO FAVA* – Solo Putin prima dell’incontro con Biden cita con smaccata nostalgia il nome di Trump, che libere elezioni hanno fortunatamente mandato a casa, con grande vantaggio non solo per l’America. Ma il tono del leader del Cremlino è profondamente mutato al termine dell’incontro di Ginevra, rispettoso verso Biden, definito grande statista. Anche Biden è stato rispettoso. Nella sostanza i problemi di fondo e le relative diversità sono rimasti sul tappeto, comunque si è trattato di un inizio.
Del resto il viaggio del neo presidente e la sua impostazione sono stati il vero segnale politico, espressione della svolta importante avvenuta nella politica Usa. Già nell’approccio alla crisi pandemica che ha rapidamente invertito la terribile curva di morti e contagi . Ma anche condannati la violenza razzista e l’oltraggio al Congresso, connotato anch’esso da elementi razzisti nella violenza della polizia e la permanente drammatica situazione dello sconsiderato commercio delle armi.
Biden inoltre ha impostato una nuova politica fiscale rovesciando la scelta di Trump a favore dei redditi più alti e ha finalmente spinto per la tassazione dei gruppi informatici più potenti e il loro spadroneggiare in modo sconsiderato .
Con l’insieme di questi elementi Biden ha deliberatamente scelto l’Europa e la Nato come
Interlocutori e sicuri indicatori della sua impostazione politica. A cominciare dalla comune lotta conclusiva al covid con una solidarietà comune estesa anche ai paesi più bisognosi: in particolare Africa e Mediterraneo, aree sulle quali il nostro presidente del Consiglio ha chiesto particolare attenzione.
Ma se tutto questo è stato fortemente all’attenzione del G7 non meno significativo è stato il confronto sul tema della Nato e del suo aggiornamento, e sulla posizione della Turchia. Quasi una anticipazione e un ordine del giorno per l’incontro di Ginevra dal quale tuttavia era difficile attendersi risultati clamorosi. Allo stato, se non muro contro muro , le posizioni restano distanti a causa della politica interventista di Mosca non solo verso la Crimea , ma per l’atteggiamento verso l’Ucraina e il recentissimo appoggio al dittatore bielorusso anche dopo l’episodio di pirateria aerea. Per non dire delle violenze squadristiche contro i portatori di istanze per il rispetto dei diritti civili, le garanzie democratiche nelle elezioni, la libertà di parola e di dissenso.
Ed infine la grandissima questione della pirateria informatica e dello spionaggio cibernetico , sia militare che civile.
È comunque positivo che ci si incontri in presenza esponendo con franchezza problemi e differenze anche radicali. Del resto è solo un primo inizio che manifesta in ogni caso che nessuno dei due interlocutori immagini desiderabile un ritorno di un clima da guerra fredda. Il mondo ha sempre un grande bisogno di pace e di dialogo per costruire un destino migliore per tutti.
Anche su questo terreno l’Europa può avere un ruolo non secondario e contribuire significativamente allo sviluppo di una comunità più solidale e più giusta.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorali Rai
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