di GIANNI CUPERLO* – La convention della sinistra del Pd a Perugia è stato un appuntamento utile come altri che l’hanno preceduto e altri che lo seguiranno. All’inizio di maggio a Milano ci sarà un appuntamento in cui cerchiamo di mettere insieme diversi affluenti di questa sinistra che discute e che si organizza dentro e fuori il Pd. Il punto che mi sembra più rilevante è dove si vuole portare il dibattito all’interno del Pd.
Il governo che è in carica da poco più di 2 anni è nato dopo il governo Letta, ed entrambi sono stati governi che hanno risposto alla necessità di dar vita ad una maggioranza transitoria, temporanea, di larghe intese, che poi sono diventate medie intese dopo la rottura con Forza Italia. Noi abbiamo sempre detto che queste maggioranze devono avere caratteri di transitorietà, l’ha riconosciuto anche Renzi. La domanda è: c’è qualcuno che pensa di trasformare l’attuale maggioranza transitoria ed eccezionale in una maggioranza politica per il dopo? Se fosse così, verrebbe a mancare il fondamento del centrosinistra e la missione, la vocazione, l’ispirazione del Partito Democratico.
Ho chiesto in tante occasioni al segretario del mio partito di rispondere a questa domanda. Se ci fosse una risposta chiara e d’impegno a ricostruire il campo di un centrosinistra di governo, anche affrontando quegli ostacoli che oggi abbiamo davanti, io penso che il clima all’interno del partito sarebbe meno teso e meno aspro. Ognuno ha le sue responsabilità in questo senso, la quota di asprezza deriva un po’ dalle parole di tutti. Probabilmente dovremmo cercare di ricondurre questo confronto ad una logica più assennata.
Quando Renzi portò alla direzione del Pd la proposta del Patto del Nazareno per le riforme, io, che ero presidente di quell’assemblea, intervenni esprimendo delle riserve e delle critiche nel merito di quell’accordo, che riguardavano le soglie di accesso al Parlamento. La risposta che ricevetti fu piuttosto sgarbata e mi dimisi dall’incarico di Presidente per difendere le mie opinioni. Nella versione successiva delle legge elettorale, che poi è stata approvata, sono state recepite buona parte delle critiche che io mi ero permesso di avanzare. Allora forse quando qualcuno, all’interno di un partito, non è d’accordo su qualcosa dice la sua, non necessariamente sta sabotando il governo, la maggioranza e il segretario del partito.
Bisognerebbe riscoprire la quota di verità che è presente nelle ragioni dell’altro. Io non amo i toni più aspri degli ultimi giorni, però rimane la sostanza e la sostanza è che un partito non è più fragile quando discute e si divide, anzi esprime vitalità nel suo confronto interno. E’ invece più povero quando c’è un omologazione del pensiero. Io vorrei un partito capace di confrontarsi seriamente su tutti i temi.
Io ho fatto un congresso per dire che le cariche di segretario e di premier dovevano essere ricoperte da due persone diverse, e l’ho perso. Ritengo che dedicarsi alla guida del partito sia un incarico a tempo pieno che non si può fare a mezzo servizio. Ha vinto la linea di Renzi, però metta in pratica quello che ha detto e si impegni anche a fare il segretario del partito. La segreteria nazionale del Pd non si riunisce da parecchi mesi. Se sei il segretario del Pd devi poter dedicare alla guida del partito un tempo sufficiente e necessario. E’ chiaro che la giornata è fatta di 24 ore e se fai anche il capo del governo mi rendo conto che è molto più importante occuparsi dell’agenda del presidente del Consiglio, piuttosto che dedicare ore a riunioni che portano via molto tempo. Ma questo non è solo un problema organizzativo, è proprio un modo di intendere la vita politica di quella comunità. Lo stato di salute del partito non è ottimale, ma non voglio addossare la colpa ai singoli, voglio che ci sia un’assunzione collegiale delle responsabilità e che i problemi si affrontino.
* Gianni Cuperlo, deputato del Pd. (Testo ricavato da una intervista a Radio Cusano Campus)
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