Il braccio di ferro (arrugginito) sulle regole per i migranti che lavorano nelle nostre aziende agricole

di SERGIO SIMEONE* –

Continua il tira e molla sui migranti da regolarizzare perché possano essere impiegati con regolare contratto nei lavori agricoli dove vi è un drammatico bisogno di manodopera. Eppure i vantaggi di una simile operazione sono di una palmare evidenza: salvare dalla rovina economica gli imprenditori agricoli, permettere ai consumatori italiani di trovare frutta ed ortaggi sui banchi dei supermercati, far emergere dalla clandestinità migliaia di migranti, sottraendoli all’arruolamento della criminalità e dando loro dignità di lavoratori, combattere il caporalato, permettere un controllo sanitario su tanti che oggi rischiano di divenire vittime e portatori del contagio da coronavirus.

Solo Salvini e compagni, pensavo io, accecati dalla loro ottusa xenofobia, possono non cogliere tutti questi aspetti positivi della regolarizzazione. Ed invece no.  Il maggiore oppositore della regolarizzazione dei migranti è Vito Crimi, il leader pro tempore dei 5 stelle, che alla fine ha dichiarato (bontà sua) di essere disposto a concedere permessi solo per gli stagionali, e di un mese, non un giorno di più. Propone insomma un metodo “usa e getta”, come se si trattasse di puri strumenti da buttare dopo l’uso e non di persone, che, dopo aver fornito la loro utilità, verrebbero respinti di nuovo in una condizione di clandestinità e di vita subumana.

Ma qual è la ragione di tanto cinismo? Io credo di non sbagliare pensando che ancora una volta a dettare la linea politica del movimento sia non l’interesse generale o la valutazione di ciò che è moralmente giusto, ma soltanto un meschino calcolo elettorale, e più precisamente il timore di prestare il fianco nella battaglia dei consensi registrati dai sondaggi alla propaganda della lega e del FdI, che già si apprestano a scatenarsi sul loro tema preferito: l’odio per i migranti.

Il provvisorio leader pentastellato (lo stesso che a suo tempo irrise in streaming al povero Bersani) evidentemente non è stato capace di apprendere la lezione di Conte. Il quale ha dimostrato che quando si prendono le decisioni giuste, anche le più dure, e si sanno spiegare alla gente, i consensi non diminuiscono, ma aumentano.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola Cgil

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