IL CALCIO PIANGE ALDO AGROPPI/ All’età di 80 anni se ne va un simbolo del Torino: con la maglia granata giocò oltre 200 partite da calciatore. Da allenatore il toscano di Piombino guidò Fiorentina, Pisa e Perugia

di RAFFAELE CICCARELLI*/ Ci sono tanti modi per entrare nella Storia del calcio, quello scelto da Aldo Agroppi, o imposto dalle circostanze, è stato soprattutto attraverso la sua vena polemica, da buon toscano di scoglio. Nato a Piombino nel 1944, debutta giovanissimo nella squadra del suo paese, poi passa alle giovanili del Torino, ma deve aspettare il 1967 per debuttare in quella che sarebbe diventata la sua squadra del cuore, il granata come seconda pelle. Una data fatale, tra l’altro, come altre legate alla storia di questa società: il debutto avvenne il 15 ottobre, vittoria sulla Sampdoria per quattro a due, che coincise con la tragica morte di Gigi Meroni, la farfalla granata entrata nel mito di quella squadra. Con la maglia del toro Agroppi avrebbe vissuto dieci anni da leader, diventando un idolo delle tifoserie, contribuendo alle vittorie in Coppa Italia del 1968, arrivando primo in un girone finale che vedeva la presenza anche di Milan, Inter e Bologna, e del 1971 quando, dopo essere arrivato alla pari del Milan in un girone che prevedeva anche Fiorentina e Napoli, vinse ai tiri di rigore nello spareggio contro i rossoneri.

La fine della carriera di Agroppi calciatore e l’inizio dell’avventura da allenatore. Due trofei che furono i primi per i granata dopo la tragedia di Superga e che fecero da preludio allo scudetto del 1976 che però non vide Agroppi tra i protagonisti, essendo stato ceduto proprio a inizio di quella stagione al Perugia, dove concluse la carriera. Con i grifoni umbri intraprese anche il suo percorso da allenatore, che sembrava avviato verso un brillante successo, riuscendo a centrare la promozione in Serie A con il Pisa nella stagione 1981/1982, poi il passaggio a Padova nel 1983, dove inizia a conoscere quella che, purtroppo, diventerà un’indesiderata compagna di vita: la depressione. Ripresosi, disputa un’altra buona stagione che gli vale, finalmente, la chiamata a Firenze nella massima serie. Qui, con una buona squadra che vede tra le sue file Giovanni Galli, Daniel Passarella, Gabriele Oriali, Claudio Gentile, Giancarlo Antognoni, arriverà un quarto posto condito dal debutto di Roberto Baggio, ma anche tante tensioni con tifoseria e dirigenza, che gli costarono il rinnovo per la stagione successiva.

Il tramonto nel calcio e nella vita. Seguì un lento declino, poche partite con Como e Ascoli, la mesta chiusura ancora alla Fiorentina, accompagnandola, in una stagione già compromessa, in Serie B. Il progressivo avanzare della depressione e cagionevoli condizioni di salute non limitarono la sua vena polemica, espressa anche in trasmissioni televisive, soprattutto, da buon ex granata ed ex viola, non nascose mai la sua antijuventinità, facendone quasi un marchio di fabbrica. Un ultimo incrocio saluta il passaggio terreno di Aldo Agroppi, quello di essere volato via a pochi giorni di un altro granata doc, Gian Paolo Ormezzano, a raggiungere quella farfalla granata che divenne tale il giorno del suo debutto in Serie A.

*Storico dello sport

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