Un’ammissione che fa onore al mito di Giuseppe Abbagnale, presidente della Federcanottaggio azzurra: il figlio Vincenzo, campione del mondo e capovoga dell’otto in vista dell’Olimpiade di Rio 2016, sarà con ogni probabilità squalificato per doping e non potrà partecipare. Chiaro il commento dell’Abbagnale presidente della Federazione: “Ha saltato tre controlli antidoping e la normativa è chiara. È un’ingenuità, ma da regolamento costa da uno a due anni di squalifica: per trasparenza vogliamo essere noi a dare l’annuncio”.
Gloria di famiglia infangata. Vincenzo Abbagnale è l’ultimo erede della grande famiglia di canottieri di Castellammare di Stabia. Il padre Giuseppe e lo zio Carmine, ribattezzati i “Fratelloni” dal mitico Galeazzi, classe 1959 e 1962, sono stati uno dei binomi più vincenti della storia dello sport italiano, non solo del canottaggio: nel “2 con” hanno vinto due ori olimpici (1984 e 1988) e l’argento a Barcellona 1992, nonché sette ori mondiali fra il 1981 e il 1993. L’altro zio, Agostino, classe 1966, di ori olimpici ne ha vinti addirittura 3: nel “4 di coppia” nel 1988 e nel 2000 e in doppio nel 1996, oltre a due ori e due argenti ai campionati del Mondo. Erano tutti allenati dallo zio Giuseppe La Mura, fratello della madre, che dal 2012 è tornato ad occupare il ruolo di d.t. della nazionale e dunque adesso segue anche Vincenzo (nella foto, sulla destra: Giuseppe Abbagnale accarezza il figlio Vincenzo, al centro).
La ricostruzione dei fatti. Ecco la spiegazione apparsa sul sito della Federcanottaggio: “Vincenzo il 1° febbraio non è riuscito ad arrivare in tempo a un controllo a sorpresa dell’antidoping. Il ragazzo aveva già accumulato in precedenza due mancati controlli: il primo per una dimenticanza nella segnalazione del ‘whereabouts’, il secondo perché il nuovo sistema gestionale, la cosiddetta piattaforma ‘Adams’, non gli ha confermato la segnalazione del luogo dove si trovava”. Il Codice Antidoping prevede che, per la violazione dell’art. 2.4 (mancata reperibilità), il periodo di squalifica a cui va incontro l’atleta potrà essere di due anni, con possibilità di riduzione a un periodo minimo di un anno a seconda del grado di colpa attribuita all’atleta. Ed è questo che ora la nazionale italiana di canottaggio teme possa accadere al capovoga dell’otto in preparazione per affrontare le qualificazioni olimpiche.
La difesa di Abbagnale jr. Vincenzo ha già inviato le sue giustificazioni all’antidoping nella speranza che vengano recepite e, quindi, possano contribuire ad annullare la probabile squalifica che, nella migliore delle ipotesi, allontanerà l’atleta dalla nazionale per un anno costringendolo a saltare Rio. Ma cosa è successo il 1° febbraio? Vincenzo ha dichiarato: “Ho dormito a Roma poiché il mattino seguente dovevo sottopormi a un controllo medico di routine, prima di raggiungere Sabaudia. Sulla Pontina ho ricevuto la telefonata del controllore antidoping al quale ho comunicato di essere in arrivo (un’ora è il tempo massimo entro il quale l’atleta deve trovarsi nel luogo prefissato in seguito a una comunicazione di controllo). Inizio ad accelerare e all’altezza di Latina, a circa 35 minuti da Sabaudia, intorno alle 11.50 (dovevo arrivare entro le 12.30) con la ruota destra anteriore ho preso il ciglio stradale e l’auto nello sbandare si è bloccata. Riesco a fermare un carro attrezzi che transitava in quel momento sulla strada, il meccanico riesce dopo vari tentativi a rimettere in moto l’auto e alle 12 riparto per Sabaudia, dove sono arrivato alle 12.46, mentre il controllore se n’era già andato”. Il presidente Abbagnale, in accordo con il Gruppo sportivo della Marina di cui l’atleta fa parte e con la direzione tecnica federale, ha stabilito che Vincenzo Abbagnale continuerà la preparazione in attesa che gli organismi antidoping decidano.
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