La caccia a chi ha ucciso mercoledì 23 ottobre alle 23,30 Luca Sacchi davanti a quel pub nel quartiere Appio a Roma ha avuto una svolta nel cuore della notte scorsa. Fermati i due giovani che hanno partecipato all’omicidio del giovane personal trainer, freddato con un colpo di pistola alla testa: Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi ventunenni, abitanti nel quartiere San Basilio. La svolta alle indagini, che ha portato al loro fermo, si è avuta in realtà nel tardo pomeriggio del 24 ottobre, quando la madre di Del Grosso, autore materiale dello sparo, si è presentata in un commissariato della Capitale accompagnata dall’altro figlio. “Valerio ha fatto una cazzata”, dice la donna.
La tesi è che l’omicidio si è consumato dopo un tentativo di rapina legata alla vendita di hashish, che Anastasia (babysitter di origini ucraine, 24 anni, in Italia da molto anni), fidanzata di Sacchi, avrebbe chiesto ai due. Ma la quantità di soldi che la ragazza aveva nello zaino ha spinto i due a tentare di scipparla dopo averla colpita con un bastone. Poi il tentativo di gettarsi a sua difesa da parte di Luca, ucciso nella colluttazione con un colpo di pistola alla testa.
Però la tesi della droga, incautamente avallata dal capo della Polizia Gabrielli in una dichiarazione ai cronisti, non regge, o meglio non trova riscontro sufficiente se si considera che Luca Sacchi non fumava, non beveva, non consumava droga. E quindi non poteva aver contrattato l’acquisto di stupefacenti.
“La droga? Non c’entra niente. Luca era lì per guardare il fratellino piccolo che si trovava nel pub“, dice ai microfoni del Tg1 Anastasia Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi. “Luca non ha mai incontrato gli spacciatori – ha aggiunto Anastasia -. Non ho visto e sentito nulla. Ho sentito solo la voce di un ragazzo romano e giovane. Mi ha detto “dammi ‘sto zaino“. E Luca mi ha protetto come ha sempre fatto: l’ha messo a terra e forse per questo si sono spaventati”. Uno dei due, Del Grosso, gli ha sparato alla testa quasi a bruciapelo: Luca cesserà di vivere alcune ore più tardi all’ospedale San Giovanni.
Nel cuore della notte, quindi, è iniziata la “caccia all’uomo” , che ha subìto una drastica accelerazione. Uno degli aggressori, Valerio Del Grosso, autore dell’omicidio, è stato rintracciato in un residence, mentre l’altro, Paolo Pirino, era nell’abitazione della fidanzata. Hanno entrambi precedenti: Del Grosso per botte alla ex, Pirino per droga. Trovata anche l’auto con cui si sono dati alla fuga, una Smart di colore bianco, posta sotto sequestro. Del Grosso avrebbe ammesso i fatti: per gli inquirenti gli elementi di colpevolezza raccolti sono stati sufficienti per disporre il fermo.
La pistola, forse una calibro 38, utilizzata dagli aggressori di Luca Sacchi, non è stata ancora ritrovata.
“E’ stata un’indagine lampo”, ha detto il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo, dopo il fermo di Del Grosso e Pirino. “Non si sono assolutamente costituiti – ha detto – sono stati raccolti elementi e poi sono stati catturati fuori dal domicilio, in luoghi dove si nascondevano. Hanno usufruito di legami familiari e di conoscenze”. Uno dei due è stato rintracciato in un residence ed entrambi “non hanno opposto resistenza”. Il colonnello Mario Conio, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Roma, ha sottolineato: “Si è subito lavorato in piena coordinazione e sinergia tra Questura e comando provinciale dei carabinieri di Roma”.
Avevano gettato la mazza usata per colpire la ragazza nei campi vicino al Grande Raccordo Anulare. E lì nei pressi dell’uscita per Casal Monastero polizia e carabinieri l’hanno trovata e sequestrata. La mazza è stata usata da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino per colpire la fidanzata di Luca Sacchi prima di strapparle lo zainetto. Gli investigatori cercano ancora la pistola usata.
Intanto la famiglia di Luca Sacchi smentisce le voci secondo cui il ragazzo potesse fare uso di droga. “Prima di donare gli organi, come è stato deciso dalla famiglia – spiega il legale Domenico Pavone – l’ospedale ha effettuato tutti gli accertamenti clinici e tossicologici, che hanno dato esito negativo e dunque si è proceduto all’espianto”. “Luca era un atleta, naturista e salutista – aggiunge il legale per voce dei genitori del ragazzo – e non usava nulla che potesse danneggiare il suo equilibrio sia nell’animo che nel corpo”. La famiglia, per il tramite del legale precisa che Luca non conosceva i due fermati nè aveva mai avuto contatti con loro.
Un pensiero a Luca Sacchi arriva da Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore paralizzato dopo essere stato raggiunto da un colpo di proiettile. Sul suo profilo twitter, il ragazzo ha scritto: “Nel mio caso la vita è stata bastarda, con te non ha avuto pietà“.
L’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato, fa sapere: “Grazie al grande gesto d’amore della famiglia che ha deciso di donare gli organi di Luca e all’autorizzazione della Magistratura si è messa in moto la complessa macchina del sistema dei trapianti del Lazio. Gli organi del ragazzo sono tecnicamente idonei e questo consentirà di salvare molte vite umane”.
Una media di 7 tonnellate di droga sequestrata a Roma negli ultimi anni, a fronte di migliaia di arresti ogni anno, per un giro di affari di 50 milioni di euro ogni anno. E’ quanto emerge dal Rapporto Mafie nel Lazio. Tra le caratteristiche dello spaccio romano, ci sono le cosiddette piazze ‘aperte’ come quelle del centro storico o dei quartieri della movida, dove la droga viene comprata in strada, e quelle ‘chiuse’ in periferia, con sentinelle e telecamere che sorvegliano lo spaccio. Tra queste ultime, quelle con gli affari più fiorenti sono quella di San Basilio, Tor Bella Monaca, Primavalle, Ostia, Tuscolano, Romanina, e Trastevere. Tra i clan più attivi nel traffico ci sono i Casamonica, il gruppo Senese e i Gallace.
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