di FABIO CAMILLACCI/ Il Gran Premio di Francia classe MotoGP, andato in scena sul circuito Bugatti di Le Mans, è già alle spalle. Ora, team e centauri del Motomondiale 2019 si preparano al sesto GP della stagione, quello d’Italia in programma il 2 giugno al Mugello. Dopo la gara in terra francese vinta dal solito Marquez davanti alle Ducati di Dovizioso e Petrucci, gli addetti ai lavori riflettono e si interrogano sul quinto posto di Valentino Rossi. Il Dottore si conferma come il pilota Yamaha più veloce, ma, la sua moto non riesce proprio a decollare rispetto ai rivali più accreditati per il trionfo finale. Nonostante tutto, l’intramontabile Vale dopo cinque gare è 4° in classifica a soli tre punti da Alex Rins e al Mugello potrebbe tentare il sorpasso. Però, se l’assalto al podio per Rossi diventa possibile quasi su ogni tracciato, la vittoria rimane un obiettivo ancora lontano. Il problema di fondo sono le top speeed. Tradotto: la M1 purtroppo è la moto che fa registrare le velocità di punta più basse del Mondiale MotoGP.
Un problema che riguarda tutte le Yamaha. Nella Q2 di sabato scorso a Le Mans, infatti, le quattro moto della squadra di Iwata si sono posizionate negli ultimi quattro posti in termini di velocità massima. Mentre, in gara la moto di Valentino Rossi è finita penultima in classifica, davanti soltanto alla Suzuki di Joan Mir. Andò ancora peggio ad Austin per il GP delle Americhe, in cui la M1 di Valentino fu addirittura la più lenta con 334,4 km/h. In prospettiva futura, al Mugello c’è uno dei rettilinei più lunghi del Mondiale che sicuramente giocherà a sfavore delle Yamaha. Un brutto guaio soprattutto perchè al momento è impossibile porre rimedio in quanto il regolamento non consente modifiche al motore fino al termine del campionato. Si può limare qualcosa solo con elettronica e aerodinamica; cioè niente che permetta di fare grandi passi avanti.
Altri possibili rimedi. Con quattro M1 simili a livello di aggiornamenti si possono comparare le telemetrie e trovare miglioramenti in modo più veloce, ma resta il gap di potenza di base che costringe a dire addio al titolo iridato con largo anticipo. In sintesi, il team Monster Energy Yamaha paga i ritardi della vecchia gestione. Solitamente nel test estivo a Brno debuttano molte componenti del prototipo dell’anno successivo: nel 2018 alla Yamaha tutto ciò non è successo. Adesso, invece, la casa di Iwata pare sia già pronta a far debuttare ad agosto un anticipo della M1 del 2020. Pertanto, a oggi colmare il gap da Honda e Ducati è impossibile. A questo punto non rimane che attendere tracciati favorevoli alla Yamaha e, soprattutto, non sbagliare nulla durante libere e qualifiche per proseguire l’assalto al podio. Valentino Rossi sa come fare, ma, lo ribadiamo, purtroppo non basta per puntare al tanto agognato decimo titolo Mondiale.
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