Si trasforma di nuovo in un caso politico internazionale l’intervento dell’unica nave umanitaria rimasta nel Mediterraneo Centrale: la Sea Watch 3 che ha soccorso 47 persone una settimana fa davanti alle coste della Libia. La Sea Watch 3, è arrivata in rada davanti alle coste di Siracusa. Ed anche questa volta il ministro dell’Interno Matteo Salvini tiene il punto: “bandiera olandese, Ong tedesca. Aprano i porti di Rotterdam o Amburgo, in Italia posto non ce n’è”. Ma l’Olanda non ci sta.
Ed il titolare del Viminale valuta la denuncia dell’equipaggio per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. “La nave Ong Sea Watch 3 avrà dal governo italiano supporto medico e sanitario qualora ne avesse necessità, ma – scrive il vicepremier Luigi Di Maio – la invito ancora a puntare la prua verso Marsiglia. Questa nave, come vedete in foto, batte bandiera olandese e si trova ora a pochi chilometri dalle coste italiane. Per questo ritengo opportuno convocare immediatamente l’ambasciatore olandese e chiedergli che intenzioni abbia il suo governo. Chiederanno, assieme a noi, alla Sea Watch 3 di andare a Marsiglia o li faranno sbarcare a Rotterdam?”.
Intanto, la procura la Procura per i minorenni di Catania chiede che possano sbarcare i minori non accompagnati. Dal ministero replicano che in realtà si tratta di ragazzi di 17 anni e mezzo e conferma il no. La Commissione europea segue il caso: “La sicurezza delle persone a bordo è la prima preoccupazione”, sostiene un portavoce.
“Sono esausti, disperati. Ora vedono terra, sono davanti a Siracusa e non capiscono perché devono restare a bordo senza poter scendere”. Questo il resoconto del medico di bordo sulla Sea Watch. “Hanno bisogno urgente di protezione – afferma -. Le condizioni a bordo sono molto complicate“. “Per tre giorni abbiamo affrontato tempeste, vento forte e molta pioggia – continua il medico -. Sono rimasti bagnati perché non abbiamo abbastanza spazio all’interno. Sono rimasti all’aperto, al freddo, coperti con tende di fortuna. Abbiamo dovuto tirare fuori dalla nave materiali e attrezzi per far loro spazio. Non hanno posti dove riposare, hanno bisogno di sedersi. Abbiamo bisogno di cibo salutare, noi abbiamo cibo che può servire a tenere in vita le persone per un paio di giorni”. “Sono reduci da esperienze orribili in Libia, violenze, lunghi periodi di detenzione, maltrattati e schiavizzati – conclude Anne -. Le famiglie sono state ricattate mandando loro i video delle violenze. Molti di loro ne portano ancora i segni addosso”.
Intanto la Procura per i minorenni di Catania chiede che “possano sbarcare” i minori non accompagnati presenti sulla Sea Watch“per essere collocati in apposite strutture”. Lo scrive la procuratrice Caterina Ajello in un documento inviato ai ministri dell’Interno e dei Trasporti, al presidente del Tribunale per i minorenni di Catania e alla Procura generale etnea. I minori non accompagnati sono 8 sui 13 presenti sulla Sea Watch.
Intanto con una lettera al Comandante generale della Guardia Costiera e, per conoscenza, al Dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, ha chiesto con urgenza informazioni ufficiali sul numero delle persone di minore età eventualmente a bordo della “Sea Watch 3“, che risulta ancorata nella baia antistante Siracusa. La nota richiama il principio che, per legge, “i minorenni non possono essere respinti e devono essere adeguatamente accolti”. Nella lettera l’Autorità garante precisa che quelle richieste sono informazioni fondamentali perché possano essere messe in atto tempestive ed efficaci misure di accoglienza come stabilito dall’ordinamento giuridico italiano e dagli obblighi internazionali”.
“Misure previste sia a favore dei minorenni che arrivano soli nel nostro Paese, per i quali l’art. 3 della legge 47/2017 stabilisce che ‘In nessun caso può disporsi il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati’; sia nei confronti dei ragazzi che arrivano accompagnati da un adulto, in quanto, in questi casi, occorre preliminarmente accertare la reale sussistenza di un rapporto di filiazione o di un legittimo affidamento”, conclude il Garante per l’Infanzia.
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