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Ora Flynn assicura la sua “massima cooperazione” al procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller. Lo riporta Abc citando alcune fonti. Ma c’è di più: ora Flynn è pronto a testimoniare che il “candidato Donald Trump lo ha incaricato di avviare contatti con i russi”.
Sarebbero due i colloqui tra l’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump, Michael Flynn, e l’ex ambasciatore russo Sergei Kislyak finiti nel mirino del procuratore speciale che indaga sul Russiagate. Due incontri avvenuti il dicembre dell’anno scorso durante la transizione presidenziale tra Obama e Trump e sui quali Flynn avrebbe mentito all’Fbi.
Nel primo colloquio incriminato l’ex generale avrebbe fatto pressioni sull’ambasciatore russo per aiutare gli Usa e Israele ad ‘uccidere’ in Consiglio di sicurezza una risoluzione di condanna degli insediamenti in territorio palestinese.
Nella seconda conversazione Flynn avrebbe invece chiesto a Mosca di evitare una escalation nei rapporti con Washington, in risposta alle sanzioni verso la Russia annunciate dalla amministrazione Obama. Sanzioni legate alle interferenze del Cremlino sulle elezioni presidenziali americane.
Flynn ha affermato: “Le mie azioni sono state sbagliate. La mia dichiarazione di colpevolezza e la volontà di cooperare con il procuratore speciale riflettono la decisione che ho preso nel miglior interesse della mia famiglia e del mio paese. Accetto la piena responsabilità delle mie azioni”.
“Nei capi di accusa e nella dichiarazione di colpevolezza di Flynn non c’è nulla che coinvolga altre persone. Il caso riguarda solo lui”: questo il commento a caldo della Casa Bianca sulla svolta del Russiagate legata all’incriminazione dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. Ma ormai il siluro è partito e vedremo se e dove andrà ad esplodere. Questa faccenda del Russiagate (e storie connesse), comunque, puzza di bruciato.
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