di SERGIO TRASATTI/ La perizia dei Ris ha forse risolto dopo 17 anni il giallo di Arce. Serena Mollicone il primo giugno del 2001 fu uccisa all’interno della caserma dei carabinieri del comune in provincia di Frosinone. I Ris pertanto hanno confermato il principale sospetto dei magistrati della Procura di Cassino. A giorni ci sarà la chiusura delle indagini e tutto lascia pensare che con i nuovi elementi possano essere rinviati a giudizio tutti gli indagati o una parte di questi. Guglielmo Mollicone, il papà di Serena, ha commentato i nuovi clamorosi sviluppi delle indagini intervistato da Fabio Camillacci per “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus: “Io credo che finalmente siamo vicini alla verità. Questa è realmente la svolta, la prova scientifica che si cercava da tempo. Grazie ai Ris adesso si va più spediti verso l’arresto e il processo per questi banditi che hanno ucciso mia figlia nella caserma dei carabinieri di Arce. Nonostante due archiviazioni dell’inchiesta frutto dei numerosi errori fatti da chi indagò all’inizio, investigatori e periti che evidentemente cercavano ma non volevano cercare, ho sempre avuto fiducia nella giustizia; per questo non ho mai mollato e sono andato sempre avanti alla ricerca della verità.”
Serena è stata uccisa per paura delle denunce che avrebbe potuto fare? “Chi uccise mia figlia- continua Guglielmo Mollicone alla Radio dell’Università Niccolò Cusano-aveva paura di Serena perchè lei ebbe il coraggio di andare nella caserma dell’Arma per denunciare l’enorme spaccio di droga che all’epoca c’era ad Arce, terzo polo dello spaccio di stupefacenti dopo Roma e Napoli. Spaccio controllato da un boss camorrista capo degli Scissionisti”. Poi Guglielmo Mollicone rivela ai microfoni di Radio Cusano Campus un altro particolare inquietante. “Furono in tanti a depistare le indagini. L’ allora parroco di Arce disse che Serena era morta a causa di un giro di messe nere e riti satanici. Un sacerdote che mi impegnai personalmente a mandar via da Arce proprio per questo motivo raccogliendo più di 500 firme. Il Vescovo della Diocesi mi ascoltò e lo trasferì”.
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