Se le cose stanno come dice lui, Vincenzo De Luca ha ragione di essere indignato per la nuova bufera giudiziaria che lo ha coinvolto. Cioè, ammesso che davvero il giudice Anna Scognamiglio – che doveva sentenziare sul suo ricorso contro la sospensione dalla carica di presidente della Regione Campania – gli abbia chiesto direttamente o indirettamente (o che qualcuno lo abbia fatto fingendo di parlare per conto di lei) di assegnare una importante carica nella Sanità regionale al marito Gugliemo Manna minacciandolo, in caso contrario, di esprimersi negativamente su quel ricorso, sta di fatto che quella minaccia non ha sortito alcun effetto, perché il consorte della magistrata non ha ottenuto ciò che avrebbe chiesto (o fatto chiedere da intermediari) al capo della segreteria di De Luca, Carmelo Mastursi. Quindi non si comprende su che cosa poggia l’accusa di concussione per induzione che viene mossa al politico campano.
E’ vero che la vicenda può essere letta anche all’inverso (ammesso che ve ne siano le prove), e cioè De Luca potrebbe avere promesso (o fatto promettere) di esaudire la presunta richiesta di Manna per ottenere la benevolenza della moglie e poi – ottenuta la sentenza favorevole – non vi avrebbe tenuto fede. Ma è un’ipotesi piuttosto fragile.
L’unica accusa che può avere un qualche fondamento, dunque, non è di natura giudiziaria, ma politica. Ed è quella che gli ha mosso il vice presidente grillino della Camera, Luigi Di Maio, secondo il quale De Luca, appena avuto (se lo avuto) sentore di quel (presunto) tentativo di ricatto avrebbe dovuto chiamare non i giornalisti in conferenza stampa ma i carabinieri. Se non lo ha fatto – è la conclusione alla quale si vuole portare l’opinione pubblica – è perché De Luca, per quella posizione scomoda con la legge Severino, era ricattabile. Un modo, questo, per chiamare in causa Renzi, responsabile di aver voluto candidare De Luca sfidando la legge sulla ineleggibilità pur di vincere le elezioni in Campania. Ma è un ragionamento che potrebbe sgretolarsi se alla fine l’irascibile “governatore” campano dovesse dimostrare, come promette, di essere estraneo a quella vicenda e comunque impermeabile ad ogni sorta di ricatto.
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