E’ durata appena una mezz’ora la riunione del Consiglio dei ministri che ha approvato il Def (Documento di Economia e Finanza). Dopo di che è stata annullata anche l’attesa conferenza stampa. Questa in sintesi la comunicazione del governo: “Confermati i programmi di governo: nessuna nuova tassa e nessuna manovra correttiva“. Inoltre la precisazione che il Def “fissa la crescita per il 2019 allo 0,2%“, e “conferma i programmi di governo della legge di bilancio e il rispetto degli obiettivi fissati dalla Commissione europea”.
In realtà il Documento traccia le linee guida della politica di bilancio e di riforma per il prossimo triennio, con l’obiettivo fondamentale di una nuova fase di sviluppo economico e di un miglioramento nell’inclusione sociale e della qualità della vita nel pieno rispetto dei vincoli europei. La previsione di crescita tendenziale, riferisce una nota, è stata ridotta allo 0,1% per l’anno in corso, in un contesto di debolezza economica internazionale che il Governo ha fronteggiato mettendo in campo due pacchetti di misure di sostegno agli investimenti (il dl crescita e il dl sblocca cantieri) che dovrebbero portare ad una crescita aggiuntiva di 0,1 punti percentuali, fissando così il livello di Pil programmatico allo 0,2%, che salirebbe allo 0,8% nei tre anni successivi.
Grazie alla riduzione di spesa già prevista e alla solidità dell’impianto della Legge di Bilancio, il deficit di quest’anno dovrebbe attestarsi al 2,4% del pil, sia nel quadro programmatico che in quello tendenziale, per poi avviare un percorso di graduale riduzione che dovrebbe portarlo all’1,5% nel 2022. Il deficit strutturale scenderebbe dall’1,6% del pil di quest’anno allo 0,8% nel 2022, convergendo verso il pareggio strutturale, indica il Mef in una nota, in cui si sottolinea inoltre che “il Governo intende inoltre continuare il processo di riforma delle imposte sui redditi in chiave flat tax, andando ad incidere in particolare sull’imposizione a carico dei ceti medi”.
E anche nel 2019 è prevista una ascesa del rapporto debito/pil, già moderatamente aumentato lo scorso anno mentre per i prossimi anni resta l’obiettivo di una significativa riduzione, con il debito sotto il 130% del pil nel 2022. Nel dettaglio, il debito si attesta 132,6% nel 2019, 131,3% nel 2020 e 130,2% nel 2021.
Secondo i dati del quadro programmatico contenuti nelle tabelle diffuse dal Ministero dell’Economia e Finanza, dopo il via libera al Def, il tasso di occupazione (Ula) registrerà una riduzione dello 0,1% nel 2019, mentre nel 2020 è previsto un aumento dello 0,1% e nel 2021 dello 0,3%. Inoltre la disoccupazione si attesterà all’11% nel 2019; nel 2020 dovrebbe salire leggermente (11,1%) per poi scendere l’anno successivo al 10,7%.
E – dati a parte – durante il Consiglio dei ministri ci sono stati momenti di alta tensione: a quanto apprende l’AdnKronos da fonti governative, il ministro dell’Economia Tria avrebbe detto chiaramente che la flat tax deve essere fatta con criteri precisi, ben definiti e circoscritti, altrimenti si bloccano le clausole per l’aumento dell’Iva: portare avanti entrambe le partite costerebbe 30-40 miliardi. Troppo per le casse dello Stato.
Le parole di Tria, che per primo si è allontanato da Palazzo Chigi, avrebbero mandato su tutte le furie i due vicepremier. Dal M5S, a stretto giro dalla fine del Cdm, trapela la delusione e la richiesta “di certezze sull’Iva”. Oltre a una critica sul testo che accompagna il Def, il cosiddetto Pnr, sul fronte flat tax: “Così è una farsa, solo due righe nella parte conclusiva” si sfogano fonti di governo con l’AdnKronos. Benché in quelle righe, viene riferito, la flat tax viene prevista per “alleviare l’imposizione a carico dei ceti medi”, come caldeggiato dal Movimento.
Ma la tensione con Tria, durante il Cdm, sarebbe stata altissima. E anche tra Lega e 5 Stelle non sarebbero mancate stilettate. Nel mirino dei leghisti, in particolare, il ministro Danilo Toninelli, difeso a spada tratta da Di Maio, come viene raccontato. Quanto alla flat tax, i dubbi del Mef sulla tassa piatta erano già emersi nelle settimane scorse, al netto delle smentite d’obbligo. In particolare, erano circolate delle simulazioni che calcolavano un costo di 59,3 miliardi per l’applicazione della flat tax a due aliquote sul reddito familiare, così come pensato dalla Lega.
DI MAIO – Durante la riunione, inoltre, il vicepremier Luigi Di Maio avrebbe messo in chiaro che le clausole di salvaguardia dell’Iva non scatteranno e la flat tax va applicata solo al ceto medio. Ma “il M5S non è entusiasta: chiede più certezze sullo stop all’aumento dell’Iva, con le clausole di salvaguardia che non dovranno scattare” hanno detto fonti di governo M5S all’AdnKronos, spiegando i malumori sull’approvazione del Def che hanno fatto saltare la conferenza stampa.
SALVINI – Di “positivo giudizio sul def” parla invece Matteo Salvini dopo il Consiglio dei ministri. “La flat tax si farà, nel documento se ne parla in due passaggi. Non si torna indietro su quota 100, nessun aumento dell’Iva”.
BONGIORNO – “Turnover al 100% nelle pubbliche amministrazioni e nessun taglio previsto per i prossimi mesi: questo quanto chiaramente confermato nel Def per tutte le Pa” afferma in una nota il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. “Mai nessun governo – sottolinea – ha investito nella Pubblica amministrazione, sia centrale che locale, come quello attuale: già in questi mesi sono possibili assunzioni straordinarie grazie ad un fondo per il quale la legge di bilancio ha stanziato 130 milioni di euro per il 2019, 320 milioni per il 2020 e 420 milioni per il 2021”.
ASSUNZIONI – Per il settore giustizia entro luglio, rileva, “potranno essere assunte 1.300 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato; potranno essere, inoltre, assunti 990 magistrati ordinari; nel prossimo triennio 8.400 assunzioni straordinarie per le amministrazioni centrali e nel prossimo quinquennio ci saranno 6.150 nuove assunzioni straordinarie nei corpi di polizia; previste anche 1.500 assunzioni per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco”.
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