Il governo britannico ha abbandonato formalmente l’idea suggerita al congresso Tory dalla ministra dell’Interno Amber Rudd di chiedere alle aziende di rendere pubblici i numeri dei lavoratori stranieri. Lo ha detto oggi la sua collega dell’Istruzione, Justine Greening, precisando che la proposta sarà sostituita da una richiesta di informazioni riservate da parte del governo sui vuoti occupazionali. L’obiettivo, ha precisato, resta quello di assicurarsi che la manodopera straniera non sia sfruttata a danno di potenziali candidati britannici.
Ma ha assicurato che – al contrario di quanto prospettato dalla Rudd nei giorni scorsi – le imprese non saranno messe di fronte alla scelta se rendere note le quote dei lavoratori esteri rispetto ai ‘locali’ o essere “svergognate” dinanzi all’opinione pubblica. Craig Oliver, gia’ braccio destro per la comunicazione di David Cameron, ha definito l’annuncio di Greening “una ritirata controllata” da parte del governo di Theresa May (foto).
Le parole di Amber Rudd avevano suscitato reazioni di sdegno e preoccupazione a livello politico in Gran Bretagna, da parte del mondo del business e di attivisti dei diritti umani, ma anche fra esponenti politici e commentatori stranieri, italiani inclusi, e nella comunita’ degli stranieri residenti nel regno. Non solo: nello stesso governo, stando al Sunday Telegraph, erano emersi segnali di divisione sull’approccio alla Brexit fra i vari ministri, mentre nel campo dei ‘brexiter’ non erano mancate prese di distanza.
Proprio oggi il Sunday Telegraph cita la reazione di Steve Hilton, ex braccio destro di Cameron, ma sostenitore convinto del divorzio dall’Ue al referendum di giugno, che ha definito “ripugnante” l’idea di pretendere che le aziende mettano in piazza i dati sulla percentuale di dipendenti stranieri che impiegano. Mentre persino un deputato dell’Ukip (destra radicale euroscettica) ha denunciato come inaccettabili le idee della Rudd: “Se le avessimo suggerite noi ci avrebbero bollati come fascisti”, e’ sbottato.
Commenta per primo