Il leader dell’opposizione e presidente del parlamento, Juan Guaido, 35 anni, (foto), si è autoproclamato presidente del Venezuela al posto di Maduro (il successore del defunto Hugo Chavez, eletto per la seconda volta qualche settimana fa) davanti alla folla dei suoi sostenitori riuniti a Caracas. Guaido ha alzato la mano destra affermando di “assumere formalmente la responsabilità dell’esecutivo”.
Immediatamente il presidente americano Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Guaido presidente del Venezuela. L’inquilino della Casa Bianca ha quindi lanciato un appello a tutte le capitali occidentali a seguire il suo esempio e a rinnegare il governo di Nicolas Maduro. E subito sono arrivate le prime risposte da due importanti paesi: Canada e Brasile. Ma è arrivata anche la reazione del presidente eletto, Maduro, che ha intimato ai diplomatici statunitensi di lasciare il paese entro 72 ore.
L’adesione di Trump è una mossa annunciata: da sempre il presidente americano considera Maduro un usurpatore e un dittatore, mentre il presidente dell’Assemblea nazionale autoproclamatosi leader rappresenta per Washington l’unica figura legittimamente eletta dopo le contestate elezioni politiche nel Paese. Per questo l’amministrazione Usa ha lanciato un appello a tutte le capitali occidentali affinché seguano il suo esempio.
Il primo a farlo è stato, come si è detto, il Canada di Justin Trudeau, seguito dal Brasile di Bolsonaro, anche se in soccorso di Maduro arrivano il Messico e la Bolivia. Per Maduro, 56 anni, al potere dal 2013, quando successe a Hugo Chavez, è decisamente il giorno più lungo, dopo che lo scorso 11 gennaio si è insediato per il suo secondo mandato. E la tensione a Caracas e in tutto il Paese è alle stelle. Una folla enorme oggi si è riversata in strada e solo nella capitale, a seguito degli scontri con la polizia e con la guardia nazionale, si registrano almeno nove morti e diversi feriti.
“Resteremo qui finché il Venezuela non sarà liberato”, ha promesso Guaidò dopo il giuramento, chiedendo all’esercito di mollare Maduro e di ristabilire il rispetto della Costituzione. “Gli occhi del mondo sono tutti puntati su di noi”, ha tirato dritto Guaidò. In rivolta contro Maduro sono soprattutto i quartieri operai di Caracas, quelli che una volta lo sostenevano e che ora, ridotti allo sfinimento da una crisi economica senza fine, si schierano invece col giovane ingegnere industriale di 35 anni, sempre più popolare soprattutto da quando l’ex pupillo di Chavez ha strappato ogni potere proprio all’Assemblea nazionale, nel tentativo di stroncare la sommossa. Assemblea che però è riconosciuta dalla comunità internazionale, così come Guaidò ancor prima che da Trump è stato riconosciuto dal neo presidente del Brasile Jair Bolsonaro.
Intanto dal Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, a New York, parte l’appello a fermare ogni violenza.
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