di FABIO CAMILLACCI/ Dopo più di 16 anni, la nuova inchiesta sul delitto di Arce riserva l’ennesimo colpo di scena. Spunta infatti un quarto indagato per l’assassinio di Serena Mollicone, la studentessa del paese del frusinate, uccisa nel giugno del 2001. Il nuovo indagato è un carabiniere che lavora in un altro comune. L’ipotesi di reato per lui è di concorso in omicidio volontario. Ricordiamo che gli altri indagati sono: l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, Franco Mottola (ex comandante della caserma dell’Arma ad Arce), la moglie e il figlio.
Un colpo di scena dietro l’altro. Nelle scorse settimane, infatti, è stata depositata la perizia medico-legale effettuata sulla salma riesumata di Serena. Perizia dell’anatomopatologa dott.ssa Cattaneo (forse la migliore in Italia) e che indica una compatibilità tra lo sfondamento della porta dell’alloggio della caserma dei carabinieri di Arce con la frattura cranica riportata da Serena. Secondo il padre della vittima, Guglielmo Mollicone, e secondo molti criminologi, Serena fu uccisa nella stessa caserma dove si era recata per denunciare il traffico di droga in cui sarebbe stato coinvolto anche il figlio del maresciallo Mottola. Stordita in modo violento in caserma, la ragazza poi sarebbe stata portata nel vicino bosco dell’Anitrella, oggi intitolato proprio a Serena. Fu lasciata morire legata, imbavagliata e soffocata lentamente con un sacchetto di plastica. Un evidente tentativo di depistare le indagini indirizzandole verso il classico maniaco di turno. Questo almeno sostengono da tempo molti esperti di crimine e criminologia. Aggiungiamo che in quel periodo Arce era controllata dalla criminalità organizzata e per questo una delle principali piazze di spaccio italiane. Un caso che ho avuto l’opportunità di approfondire in più puntate nella strasmissione “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus, la Radio dell’Università Niccolò Cusano. Troppi i lati oscuri.
Una storia lunga quasi 17 anni e un giallo nel giallo. Serena Mollicone uscì di casa, ad Arce, piccolo centro della provincia di Frosinone, il primo giugno 2001, per recarsi all’ospedale di Isola Liri, un paese vicino. Nel primo pomeriggio, rientrata ad Arce, di lei si persero le tracce e il suo corpo venne trovato due giorni dopo da alcuni volontari della Protezione civile, in un boschetto di Anitrella, frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, con un sacchetto di plastica sulla testa e mani e piedi legati. Venne inizialmente indagato un carrozziere di Rocca d’Arce, con cui la diciottenne si sospettò avesse un appuntamento, ma l’uomo venne prosciolto in via definitiva dopo tanto di processo e detenzione di alcuni mesi. Insomma, stava per finire in galera un innocente. Nel 2008 si verificò un altro episodio misterioso, che molto ha alla fine contribuito alla riapertura del caso: il suicidio del carabiniere Santino Tuzi. Quest’ultimo era in caserma il giorno della scomparsa della 18enne e, dopo essere stato ascoltato dagli investigatori si sparò. Inizialmente si ipotizzò un suicidio per questioni d’amore. Adesso invece viene collegato all’omicidio della ragazza. Dopo tanto tempo, ora forse la verità sui due casi è veramente vicina.
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