“No all’Isis, no al terrorismo, non si uccide in nome di Dio”: due manifestazioni, indette dalle comunità islamiche in Italia, si sono svolte a Roma e a Milano per esprimere la condanna delle stragi di Parigi.
A ROMA – Recitando in coro lo slogan “Not in My Name” gruppi di manifestanti musulmani sono giunti in corteo in piazza Santi Apostoli. “Non abbiate paura di noi”, grida una manifestante. “L’Isis è un cancro nel corpo islamico. Quello che hanno fatto è un attacco contro la comunità intera”, è uno dei cartelli portati alla manifestazione. “È giusto, è così”, commenta un marocchino che vive a Roma.
Per tutte le vittime di terrorismo è stato osservato in apertura un minuto di silenzio; dal palco è stata espressa “condanna netta contro tutti i terrorismi, quelli di Parigi sono stati drammatici. Noi siamo pronti per collaborare con le istituzioni per difenderci”.
“I musulmani onesti denunciano l’abuso della nostra religione per la violenza“, dice l’imam Pallavicini, vicepresidente del Coreis, Comunità religiosa islamica italiana, che è stata tra i promotori della manifestazione. “Il messaggio è chiaro: il terrorismo non può continuare a colpire ovunque in nome dei musulmani. Da Roma vogliamo che tutto il mondo ci ascolti”. Così il segretario del Centro islamico della Grande Moschea della capitale Abdellah Redouane sintetizza il senso di “Not in My Name”.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un suo messaggio alla manifestazione, letto dal palco: “Gli assassini vogliono piegarci facendoci rinunciare ai valori di solidarietà e al nostro umanesimo. Noi non ci piegheremo”. In mattinata la presidente della Camera, Laura Boldrini, aveva ricevuto una delegazione degli organizzatori
A MILANO – Alcune centinaia di manifestanti si sono riuniti in piazza san Babila, a Milano, per partecipare al presidio ‘Not in my name’ organizzato dal Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano e Monza-Brianza) ”e da altre 87 associazioni islamiche” come ha spiegato Davide Piccardo, coordinatore del Caim. Il presidio è incominciato intorno alle 15. ”No al terrorismo, sì alle moschee – ha detto Piccardo parlando con i giornalisti – con il riconoscimento delle moschee ci sarebbe maggiore sicurezza per tutti. Non c’è spazio per il terrorismo e questa escalation di violenza ci preoccupa molto”. ”La islamofobia – ha aggiunto – crea tensione e invece avremmo bisogno di convivenza e dialogo”.
“Siamo soddisfatti della partecipazione, che è il miglior modo per far capire che siamo contro ogni forma di violenza” ha spiegato ancora Piccardo. ”E’ fondamentale – ha aggiunto – il riconoscimento dei luoghi di preghiera. Ce ne sono 700, di cui 695 informali. Come possiamo istruire i nostri giovani ai veri valori dell’Islam in questo modo?”. Sul palco in piazza San Babila si sono poi alternati i rappresentanti delle altre associazioni islamiche. Brahim Baya, portavoce dell’Associazione Islamica delle Alpi, ha voluto aggiungere sua volta: “No ai seminatori di odio e no al terrorismo, noi musulmani siamo cittadini di questo Paese e dobbiamo essere rispettati. I musulmani sono le prime vittime dei criminali dell’Isis”.
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