Il padre di Luca Sacchi: «Il calcio, la palestra, le moto, questo era mio figlio. Un ragazzo pulito, generoso. Anastasia per noi era una figlia»

“Ad oggi non è ancora stato dato il nulla osta per i funerali di Luca, ma abbiamo deciso di incontrare i giornalisti per correggere il tiro sulla dinamica della vicenda e chiarire alcuni aspetti raccontati in modo non corretto”, dice all’Adnkronos l’avvocato Paolo Salice, legale della famiglia Sacchi, prima dell’inizio della conferenza stampa indetta dai legali dei familiari del 24enne ucciso con un colpo di pistola davanti a un pub in zona Colli Albani a Roma

Poi Alfonso Sacchi, il padre di Luca, prende la parola davanti ai giornalisti non senza aver preso una lunga boccata di ossigeno: “Voglio che comprendiate la mia difficoltà nel venire qui. Mia moglie non ce l‘ha fatta, perché è devastata, ma mio figlio mi sta dando questo coraggio. Luca mi ha dato la forza, oggi, di essere qui“. “Mio figlio era un figlio stupendo – prosegue nella sala conferenze dell’Appia Park Hotel – sempre col sorriso, pronto allo scherzo. ‘Oh pa’, facciamo questo, facciamo quest’altro’ mi diceva. Aveva tanta voglia di vivere, lo sport era nel suo sangue fin da piccolo. Il calcio, la palestra, le moto: questo era mio figlio. Oggi ho indossato le sue mutande per prendere coraggio, porto con me i suoi occhiali da sole e dormo col suo pigiama. ‘Luca, dammi coraggio’ gli ho detto. Se c’era da aiutare qualcuno lo aiutava, perfino se vedeva un gattino in strada rientrava per prendergli qualcosa da mangiare. Era un ragazzo pulito, si vedeva anche dal viso“.

“Luca vedeva tutti buoni, io gli dicevo di stare attento, di non fidarsi, di guadare anche il fratello più piccolo, Federico. Non so cosa sia successo; forse si fidava troppo dell’altra gente. Ma era all’oscuro di tutto questo retroscena, d’altronde non aveva bisogno di soldi, io ho un ristorante e per qualsiasi sua necessità chiedeva a me e a sua madre. Mi fidavo ciecamente di Luca – aggiunge senza più riuscire a trattenere il pianto – Era un ragazzo cristallino”.

“Mio figlio era uno sportivo – ribadisce – E un atleta non va in giro con la droga o con le armi in tasca. Era attento pure a cosa mangiava, mi chiedeva di andare a correre con lui perché ho la pressione alta, beveva solo acqua liscia a temperatura ambiente, perfino il fumo delle sigarette elettroniche che Anastasia fumava gli dava fastidio”.

Alfonso Sacchi racconta che disse “a Luca qualche mese fa di controllare suo fratello Federico quando usciva, so che quella sera lo aveva visto al pub, forse poi stava ritornando a casa o andava anche lui nel locale ma non credo dovesse difenderlo. Solo fargli uno sguardo. Ha 19 anni, ha iniziato a uscire da pochi mesi e mi sentivo più tranquillo”. “Quella sera Luca era a casa, era in pigiama. Io di solito esco intorno alle 19 per andare al ristorante. Ma ho fatto tardi, perché all’ultimo mi ha chiesto di fargli la terza puntura per il dolore alla schiena, si era fatto male in palestra – racconta ancora – Camminava con un po’ di difficoltà. Dopo la puntura mi ha detto ‘Papà quanto sei stato bravo, non ho sentito niente’. Allora l’ho guardato e gli ho dato un bacio. ‘Papà perché mi hai dato ‘sto bacio?’ mi ha chiesto. ‘Perché ti voglio bene’ gli ho risposto. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto ‘Anche io’. Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto. Mi è rimasta l’immagine di quella faccetta così, con quel sorriso”.

A una domanda su possibili frequentazioni “sbagliate” del figlio, Alfonso Sacchi risponde: “Gli amici che frequentava Luca sembravano brava gente. Tutti di vecchia data, come Nicolas suo amico fraterno che ora è in Spagna, è venuto da noi appena ha saputo la notizia ed è svenuto. Poi pochi altri e tutti per bene. Ultimamente si era aggiunto questo Giovanni (Princi, ndr) con cui andava in moto. Con lui ha frequentato il liceo classico, poi come spesso succede si erano persi di vista. Aveva ripreso a frequentarlo da 5/6 mesi per la comune passione delle moto. Me ne aveva anche parlato”. “Sui ragazzi con cui usciva più di tanto non indagavo – continua – mi fidavo. Dopo la morte di Luca ho abbracciato tutti, c’erano i suoi amici sì ma non so chi di preciso. Avevo la nebbia in testa, pensavo solo a mio figlio. No, a casa Giovanni (ancora Princi, ndr) non si è mai visto”.

“Abbiamo donato gli organi – dice ancora il padre del ragazzo ucciso – perché Luca voleva sempre fare del bene. Il primario del San Giovanni ci ha detto di averli donati tutti, tranne il cuore perché aveva i ventricoli troppo grossi, 40 battiti al minuto”.

Il papà di Luca in conferenza stampa racconta ai giornalisti anche il rapporto con la fidanzata del ragazzo, la 25enne ucraina: “Luca era sincero, mi chiedeva qualsiasi cosa. Di Anastasia gli dissi che se lui le voleva bene allora per noi era una nostra figlia. Per me Anastasia era una brava ragazza, ma poi un genitore cosa può fare? Spero che sia pulita e sincera, perché al dolore si aggiungerebbe altro dolore. Se poi recitasse così bene, allora, sarebbe la regina di Hollywood“. Alla domanda se fosse a conoscenza di eventuali problemi economici della giovane, tali da spingere a commettere sciocchezze, il padre di Luca risponde: “Anastasia faceva la baby sitter per i figli dei titolari del ristorante dove lavorava anche come cameriera. Dunque no, non credo avesse difficoltà. La sera della tragedia è venuta a casa, l’ho abbracciata. La notte ha dormito da noi, per starci vicino. Poi abbiamo avuto solo contatti telefonici, non si è più vista. Abbiamo pianto come una famiglia. Spero sia pulita”.

 

 

Il figlio minore è distrutto dalla morte del fratello. “Federico piange sempre. Lo ha visto a terra col sangue che gli usciva da tutte le parti. Voglio giustizia per il mio ragazzo, un ragazzo per bene” dice Alfonso Sacchi prima di congedarsi e lasciare la parola ai suoi legali. (servizio Adnkronos)

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