Il Papa (sull’aereo di ritorno dall’Ungheria) ha confermato che per l’Ucraina “è in corso una missione riservata di pace”, di cui ha parlato con il metropolita Hilarion e con il presidente Orban

«Adesso è in corso una missione, ma non è ancora pubblica, vediamo… Quando sarà pubblica ne parlerò»: con queste parole (apparentemente ermetiche, ma in realtà tali da aprire uno spiraglio alle speranze di pace) Papa Francesco ha risposto a una domanda sui colloqui avuti a Budapest con il metropolita Hilarion e con Orban sull’aereo che lo ha riportato a Roma dall’Ungheria, degli sforzi di pace da parte del Vaticano, prefigurando quella che appare una missione riservata di pace della Santa Sede per l’Ucraina. Poi ha ribadito i criteri ai quali si sta ispirando costantemente nella ricerca di una soluzione che possa far cessare la guerra di Putin in Ucraina.

Credo – ha sottolineato –  che la pace si fa sempre aprendo canali, non si può fare con la chiusura. Invito sempre ad aprire rapporti, canali di amicizia. Questo non è facile. Lo stesso discorso l’ho fatti con Orban e un po’ dappertutto“, ha spiegato il Pontefice. “Abbiamo parlato di tutte queste cose, non certo di Cappuccetto Rosso… », ha aggiunto quando ha spiegando di come si stia lavorando per aiutare a portare a casa i bambini ucraini deportati in Russia così come ha chiesto il  primo ministro ucraino ricevuto dal Papa nei giorni scorsi, spiegando che  ” la Santa Sede ha fatto da intermediario in alcune  situazioni di scambio di prigionieri e tramite l’ambasciata è andata  bene. Penso che possa andare bene anche questa. È importante, la Santa Sede è disposta a farlo perché è una cosa giusta e dobbiamo aiutare, affinché questo non sia un casus  belli, ma un caso umano. È un problema di umanità prima che un problema di un bottino di guerra o di deportazione di guerra. Tutti i gesti umani aiutano, invece i gesti di crudeltà non aiutano. Dobbiamo fare tutto quello che umanamente è possibile. Io penso anche, voglio dirlo, alle donne che vengono nei nostri Paesi: Italia, Spagna, Polonia, Ungheria, tante donne che vengono con i bambini… e stanno lottando  contro la guerra. È vero, in questo momento sono aiutate, ma non dobbiamo perdere l’entusiasmo nel fare questo, perché se cala l’entusiasmo, queste donne rimangono senza protezione, con il pericolo di cadere nelle mani degli avvoltoi”.

Il Papa  ha ricordato anche che c’è in sospeso l’incontro col patriarca Kirill: “Era in programma lo scorso anno in giugno a Gerusalemme, è saltato a causa della guerra, ma questo incontro si dovrà fare”, ha insistito.

Il Pontefice ha parlato inoltre della necessità che l’UE si faccia carico della questione migranti. “L’immigrazione è un problema che l’Europa deve prendere in mano. Sono cinque i Paesi che soffrono di più: Cipro, la Grecia, Malta, l’Italia e la Spagna, sono i Paesi mediterranei dove sbarcano i migranti. L’Europa deve far sentire che è Unione Europea anche in questo“.  Ma sull’Europa ha ancora altre idee per il futuro, molto interessanti.

(nella foto: il Papa durante la conversazione con i giornalisti sull’aereo che lo ha riportato da Varsavia a Roma)

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