A causa della crisi economica dell’azienda, il giornale l’Unità interrompe le pubblicazioni. Lo rendono noto i giornalisti della storica testata: “La nostra storia hanno deciso di chiuderla nel modo peggiore, calpestando diritti, calpestando lo stesso nome che porta questa testata, ciò che ha rappresentato e ciò che avrebbe potuto rappresentare”.
Le parole dei giornalisti fanno riferimento a una comunicazione dell’editore, inviata nella tarda serata di giovedì sera, con la quale ha fatto sapere che avrebbe incontrato a breve la Federazione nazionale della Stampa, Stampa Romana e il Cdr per illustrare la situazione economico-finanziaria del giornale e la “conseguente decisione di interrompere volontariamente la pubblicazione”.
“Riteniamo – ha aggiunto l’amministratore delegato Guido Stefanelli, ricorda il comunicato dei giornalisti dell’Unità – che questa sia la scelta più giusta da fare in attesa di portare a compimento le procedure di ristrutturazione aziendale”. Questa decisione viene giudicata “grave” dal corpo redazionale dell’Unità perché “arrivata dopo giorni di assenza del giornale dalle edicole perché lo stampatore ha fermato le rotative per la mancata riscossione dei crediti maturati e per i quali da mesi chiedeva il relativo pagamento”.
Se si è arrivati fino a questo punto, proseguono i giornalisti della testata fondata da Antonio Gramsci, “non è stato per un improvviso fatto esterno, ma per una decisione più volte annunciata dallo stesso stampatore”.
In ogni caso “nel silenzio più totale da parte dell’amministratore delegato abbiamo tuttavia continuato a svolgere il nostro lavoro, confezionando un giornale che nessuno ha potuto acquistare in edicola, destinato soltanto agli abbonati che per alcuni giorni neanche riuscivano a scaricarlo nella sua versione online. Nel silenzio più assoluto da parte di un’azienda che non ha neanche ritenuto di dover comunicare che non avrebbe pagato gli stipendi ai lavoratori e alle lavoratrici. E che oggi dà notizia di una ristrutturazione annunciata da mesi ma mai avviata davvero”.
“In questa storia sono in diversi a dover rispondere di quanto accaduto”, si legge ancora nel comunicato dei giornalisti dell’Unità. “Gli editori di maggioranza, la Piesse di Massimo Pessina e Guido Stefanelli, Eyu, che fa capo al Partito Democratico, e lo stesso segretario del Pd Matteo Renzi, a cui più volte ci siamo rivolti senza mai ottenere una risposta o una parola di solidarietà nei momenti più duri della lotta, quando per otto giorni di seguito la redazione è scesa in sciopero ad oltranza. Un silenzio che ha ferito tutti coloro che in questo giornale hanno lavorato accettando condizioni spesso al limite dell’accettabile. Ci chiediamo – concludono – se anche di fronte a questa decisione dell’editore proseguirà la scelta del silenzio”.
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