Il piccolo Alfie Evans è morto. L’annuncio è arrivato stamani dai genitori, i giovanissimi Tom e Kate, che hanno voluto condividere su Facebook con queste parole il dolore per la perdita del figlio: “Al nostro bimbo sono spuntate le ali intorno alle 2.30. I nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno. Il mio gladiatore ha posato lo scudo e si è guadagnato le ali. Abbiamo il cuore spezzato. Ti voglio bene ragazzo mio”. Un ultimo disperato appello ai sostenitori dell’Alfie’s Army, a mandare “preghiere” e “100 profondi respiri al nostro guerriero” era arrivato nella notte, sempre via Facebook, da Sarah Evans, zia del bambino.
La giornata di ieri era trascorsa apparentemente senza novità, con i genitori, Tom e Kate, ormai rassegnati alla fine della speranza di un trasferimento a Roma del loro piccolo e impegnati a dialogare con i medici dell’ospedale Alder Hey di Liverpool sulla possibilità di riportarlo a casa.
Si è chiusa dunque nel modo più amaro per i genitori di Alfie poco più che ventenni, la battaglia per cercare di dare una speranza al loro piccolo: il bambino – che avrebbe compiuto due anni il 9 maggio – era stato colpito da una grave ma ancora sconosciuta patologia neurodegenerativa, non diagnosticata esattamente, che aveva spento una parte del suo cervello, pur senza ridurlo mai all’incoscienza totale.
La battaglia legale per tentare cure alternative a quelle ricevute dall’ospedale inglese, sostenuta dall’opinione pubblica, è durata quasi sei mesi. A innescarla, la richiesta dei medici dell’ospedale pediatrico Alder Hey di Liverpool, convinti che non ci fosse più nulla da fare e che ogni cura fosse ormai “inutile”, di staccare la spina. Un atto a cui Tom e Kate si sono opposti fin da subito, ma senza riuscire a spuntarla. Forte della legge britannica, lo staff ospedaliero si è rivolto già a dicembre del 2017 ai tribunali del Regno, che in una serie di sentenze – a partire dal verdetto chiave emesso dal giudice dell’Alta Corte britannica Anthony Hayden a febbraio – hanno ripetutamente dato il via libera ai medici per staccare la spina e hanno sempre risposto ‘no’ ai genitori.
Non sono serviti i ricorsi alla Corte Suprema di Londra, né quella alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo. E neppure gli appelli del Papa e la concessione della cittadinanza italiana per motivi umanitari, decisa il 23 apriledal governo italiano per rispondere alla disponibilità manifestata dall’ospedale Bambino Gesù di Roma e dal Gaslini di Genova di continuare a dare assistenza al piccolo su richiesta del papà e della mamma.
La sera dello stesso 23 aprile – in esecuzione di quanto stabilito dalla giustizia britannica e a dispetto delle proteste degli Evans e di un esercito di sostenitori (denominato Alfi’s Army) radunato di fronte all’ospedale di Liverpool, ma soprattutto online – i medici hanno infine staccato la ventilazione assistita.
Alfie, contro tutte le attese, ha resistito da “guerriero” – nelle parole di papà Tom – respirando da solo per quattro giorni. E lasciando spazio a un estremo ricorso perduto in appello, prima della resa e dell’apertura di un dialogo dei genitori con i medici per riportarlo almeno a casa. Quando ormai non c’era più tempo.
Alfie era nato a Liverpool il 9 maggio 2016 e a Liverpool ha chiuso gli occhi per sempre attorno alle 2,30 del 28 aprile 2019. Undici giorni prima del suo secondo compleanno.
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