Vladimir Putin ha firmato il decreto ricattatorio, in vigore da domani 1° aprile, che impone ai paesi “ostili” importatori di gas dalla Russia (in primo luogo l’Italia e la Germania, ma non solo) il pagamento soltanto in rubli. E precisa: “Il rifiuto di pagare il gas in rubli sarà considerato un mancato adempimento degli obblighi e che, in questo caso, i contratti esistenti saranno interrotti. Nessuno ci vende nulla gratis e neanche noi facciamo beneficenza“. Attua così la minaccia che aveva preannunciato in risposta alle sanzioni economiche adottate da vari paesi (tra cui l’Italia) di fronte alla sanguinosa e devastante invasione armata dell’Ucraina. E aggiunge: “Se gli europei vorranno invece ricorrere al gas statunitense lo pagheranno di più, perché Washington cerca di “trarre profitto dall’instabillità mondiale”.
Infatti ha definito “illegittime” le sanzioni inflitte da molti stati a Mosca dopo la devastante invasione dell’Ucraina, sostenendo che siano state “introdotte ormai da molti anni per indebolire il potenziale produttivo e finanziario del nostro paese, sono sanzioni preparate precedentemente e che sarebbero state introdotte in ogni caso, sono sanzioni contro il nostro diritto alla libertà e all’indipendenza, contro il diritto a essere Russia”.
Il ministro dell’economia francese Bruno La Maire e il collega tedesco Robert Habeck in una conferenza stampa congiunta a Berlino si sono detti pronti a questa evenienza: i due governi “si preparano nel caso in cui la Russia bloccasse le forniture di gas”, ha detto Le Maire, “potrebbe esserci una situazione in cui domani, in circostanze particolari, non ci sarà più il gas russo. Sta a noi preparare questi scenari e ci stiamo preparando”. Habeck ha aggiunto che “L’ultimo pacchetto di sanzioni non deve l’ultimo”.
Naturalmente i paesi colpiti dal provvedimento di Putin gli obiettano, come fa il cancelliere tedesco Scholtz, che nei contratti di fornitura del gas russo c’è scritto che il pagamento è pattuito in euro. E lui non può venir meno a quel contratto.
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