di SERGIO SIMEONE* – E’ ormai opinione largamente condivisa dagli storici che il comportamento punitivo dei vincitori della prima guerra mondiale verso gli sconfitti abbia notevolmente contribuito alla deflagrazione della seconda guerra mondiale: i tedeschi, sconfitti, furono ridotti , a causa delle condizioni imposte dalle potenze vincitrici, letteralmente alla fame, e umiliati a tal punto che finirono per affidarsi a un pazzo che prometteva loro non solo la rivincita, ma che avrebbe condotto il popolo tedesco ad affermare la sua supremazia su tutto il mondo. Il risultato di questo meccanismo è noto a tutti: la morte di 50 milioni di esseri umani e la devastazione dell’Europa
I vincitori della seconda guerra mondiale dimostrarono di aver appreso la lezione: massima severità nel colpire i responsabili politici della immane carneficina (processo di Norimberga) e al tempo stesso grandissimo aiuto al popolo tedesco a ricostruire la sua economia (piano Marshall) ed a dotarsi di istituzioni democratiche, tanto che in poco tempo la Germania divenne un Paese florido, pacifico e democratico, protagonista riconosciuto e rispettato della costruzione della Unione Europea e leale membro della NATO.
Queste ben note vicende storiche vanno ricordate nell’affrontare i tragici eventi che in queste ore hanno insanguinato Israele.
In questo momento, certo – di fronte al barbaro attacco di Hamas, che per le modalità terroristiche
con cui è stato condotto (massacro indiscriminato di civili pacifici ed inermi, compresi donne e
bambini) ricorda la barbarie dell’ISIS – non si può che essere al fianco di Israele e del suo popolo.
Ma, a mente fredda, non possiamo dimenticare che Gaza è il più grande carcere a cielo
aperto del mondo, dal quale la popolazione palestinese non può uscire nemmeno per procurarsi il cibo
mediante la pesca. La speranza di vedere mutare la politica di Israele nei confronti sia di Gaza che
della Cisgiordania mediante il riconoscimento della sovranità palestinese sui due territori è
completamente svanita dopo la vittoria di Netanyahu alle ultime elezioni.
L’errore più grande sarebbe, perciò, non tener conto della esasperazione della popolazione
palestinese e rispondere all’attacco di Hamas solo dispiegando tutta la forza dell’esercito israeliano
contro la popolazione di Gaza.
Dopo lo smacco subito da parte di Hamas, infatti, Netanyahu cercherà certamente di recuperare
credibilità come il più affidabile difensore della sicurezza di Israele usando il pugno di ferro contro
Gaza e provocando distruzioni e morti tra i palestinesi in misura maggiore di quanto abbia fatto
Hamas tra gli israeliani e rendendo ancora più duro ed insopportabile il “carcere” di Gaza. Ma se
farà questo farà aumentare la rabbia dei palestinesi e regalerà ad Hamas anche la guida della
Cisgiordania, perché i palestinesi si convinceranno che la soluzione dei loro problemi non sta in un
accordo con Israele (come pensa Abu Mazen) ma solo nella sua distruzione.
Ma se Netanyahu non è in grado, a causa della sua visione politica ottusamente nazionalista, di
capire queste cose è compito dei Paesi che hanno a cuore le sorti di Israele di indicargli la giusta
linea, che è quella di accelerare nell’indurre Abu Mazen a compiere gli sforzi indispensabili per arrivare ad una
soluzione della quetsione palestinese.
Ci ha sorpreso, perciò, leggere sul Corriere della sera on line che la UE ha bloccato i fondi a favore dei palestinesi. Ma pare che questa informazione sia infondata. Nessuno più degli europei dovrebbe sapere che bisogna evitare che popoli vessati siano spinti a scegliere come loro guida dei pazzi sanguinari se si vogliono evitare nuove e più gravi tragedie.
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*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosfia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil
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