IL RITORNO DI BASSOLINO: Conviene a lui? Serve a Napoli?

matteo-cosenzaFBdi MATTEO COSENZA –

L’imbarazzo, forse stizza, del vertice Pd è comprensibile. Dovevano rottamare a destra e a manca, in alto e in basso, e poi si ritrovano qua e là amministratori di lungo corso – Fassino a Torino, Oliverio in Calabria, Emiliano in Puglia, De Luca in Campania, per fare qualche nome –, mentre sono traballanti o crollano o non nascono nemmeno i governanti marchiati di nuovo a Roma, in Liguria, in Veneto. E dappertutto ormai, se sbagliano le candidature per le prossime elezioni, rischiano di regalare ai Cinquestelle la guida degli enti locali più importanti. Ci mancava solo, per quanto incombesse da tempo, Bassolino. «Non è il nostro candidato», fanno sapere dalla segreteria del Pd. E intanto rinviano le primarie dal 7 al 20 marzo perché – la motivazione – serve un regolamento nazionale unico.  L’eventualità di non farle, visti i precedenti, è sempre nell’aria. Anche se il Pd ha necessità di farle perché se non le fa libera Bassolino dalla camicia stretta del simbolo Pd che allontanerebbe molti suoi sostenitori, mentre se le fa – e Bassolino ovviamente le vince – almeno potrà dire, mentendo spudoratamente, che Napoli avrà un sindaco espresso dal Pd. Questo è lo stato dell’arte per un partito che governa l’Italia grazie al presidente della Repubblica che ha impedito agli italiani di votare.

Napoli ha indiscutibilmente bisogno di una guida forte, sicura e ben orientata. Questi anni con De Magistris non saranno memorabili, sicuramente non più di quelli altrettanto da dimenticare di chi l’ha preceduto. Pesano molto l’isolamento della città, praticamente ignorata, se non calpestata come nel caso di Bagnoli, dal governo nazionale, e la deludente prestazione del sindaco De Magistris che si era presentato come il Savonarola che tutto avrebbe messo a posto. Oggi a dare un giudizio positivo sull’amministrazione comunale mi pare sia soprattutto il sindaco medesimo.

Antonio-Bassolino-potrebbe-ricandidarsi-a-sindaco-di-NapoliBassolino è il sindaco che serve in questo momento a Napoli? Lui fallì soprattutto alla Regione e in particolare, come ha riconosciuto, nel ricandidarsi per una seconda legislatura che finì travolta dai rifiuti e dalla condanna di Napolitano. Non fu, almeno nella prima fase, un cattivo sindaco, anzi. Approfittò di due circostanze e di un sostegno formidabile. Le prime: Tangentopoli era al massimo della sua evoluzione e serviva una scossa salutare che Bassolino promise e garantì; il G7 poteva essere, e fu, una provvidenziale operazione di rilancio dell’immagine della città nel mondo. Il sostegno venne dal presidente della Repubblica Ciampi, che gli fu amico e gli stette accanto sicuramente più del suo successore. Il Rinascimento napoletano fu l’emblema di quella fase, piazza Plebiscito riconquistò dignità e centralità, l’arte si riconciliò con la città, tornarono i turisti. Irrisolte tante pratiche, Bagnoli in primis, ma un grande merito, il principale, sia al Comune che alla Regione: l’impulso dato, dopo qualche tentennamento iniziale, ai trasporti pubblici, specialmente su ferro.  Non sempre scelse i collaboratori giusti: qualcuno prelevato dal piano terra della federazione del Pci di via dei Fiorentini salì tutti gli scalini della carriera, operò male e lo abbandonò pure. Forse fu questo – e ancora oggi si vede – il limite maggiore: non avere favorito una classe dirigente o, per dirla più semplicemente, non aver lasciato eredi. Certo, non è solo sua responsabilità, i napoletani dovrebbero interrogarsi molto su questo e farsi anche un  esame di coscienza dal momento che la classe dirigente, al contrario di quello che si favoleggia, non è peggiore dei cittadini che convivono con trasgressioni, abusi, sregolatezze e talvolta piccole e grandi illegalità.

Ecco, considerato proprio questo vuoto di classe dirigente, Napoli oggi potrebbe aver bisogno di una personalità forte come Bassolino, dall’esperienza collaudata e forse in grado di fare tesoro delle sue precedenti esperienze e anche degli errori di cui, da persona avveduta e saggia, è conscio. Ma a Bassolino conviene imbarcarsi in questa avventura? Lui dice e scrive che Napoli è il centro della sua vita, la cosa a cui tiene di più. Una volta lo ha spiegato più o meno con queste parole: nel Pci, in ogni nostro discorso, partivamo dal mondo e via via arrivavamo alla nostra realtà locale, io ho capito che bisognava procedere all’incontrario e, quindi, sono partito e parto sempre da qui, da Napoli.

Dunque, oggi riparte da Napoli. Ma non siamo nel 1993. La sua candidatura conquista consensi tra i cittadini di una certa età per quanto divisi nel giudizio, come si vede in queste ore dai commenti ai suoi post sui social network, ma forse non ha un grande appeal tra i giovani, che guardano da altre parti o non guardano affatto. Bassolino lo ha messo nel conto? In fondo la scommessa è tutta qui. Di sicuro ora potrà verificare la bontà di un concetto elaborato nel corso di una vita in cui una generazione – la sua, la nostra – aveva «la pretesa di caricare sulle proprie spalle l’intero mondo e l’illusione di cambiare perfino la vita stessa delle persone nelle sue diverse espressioni».  A seguire la scoperta che «fuori dalla politica c’è tutto un mondo, c’è tanta vita, e forse cercare di cambiare la propria è anche un modo per mettere su basi più giuste un rapporto tra politica e vita».

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