di SERGIO SIMEONE* – Un paio di giorni fa Claudio Borghi, leghista fedelissimo di Salvini, diceva di Giuseppe Conte, che aveva proposto un confronto con l’opposizione, che era un uomo “alla frutta”. Volendo rimanere nella metafora conviviale lui, invece, quando è intervenuto alla Camera dopo il discorso del Presidente del Consiglio sulle misure da prendere per fare fronte alla seconda ondata della pandemia, doveva essere ancora ottenebrato dai fumi di una sbornia.
Una persona in pieno possesso delle sue facoltà mentali, infatti, non può dire, come ha fatto lui, che il diritto al lavoro è preminente rispetto a quello alla salute e che quest’ultimo, anzi, a voler essere precisi, si trova solo al trentaduesimo posto tra i diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione. Non può dirlo soprattutto uno che si è laureato alla Cattolica di Milano e che quindi dovrebbe innanzitutto ispirarsi ai valori del Vangelo, per il quale la persona viene prima dell’economia e poi sapere che i diritti di cui si parla nel linguaggio giuridico vengono definiti diritti soggettivi perché presuppongono un soggetto che ne sia titolare e li eserciti:se il soggetto muore si estingue anche il diritto.
Ma questa dei fumi dell’alcool che avrebbero ottenebrato la mente di Borghi è l’ipotesi più favorevole al deputato leghista: si sa infatti che molto spesso gli avvocati, quando non riescono a dimostrare l’innocenza di un loro assistito, cercano di fargli riconoscere la incapacità di intendere e di volere. Non vorremmo invece che nelle sue parole riecheggiasse la sinistra frase scritta sul cancello di Awschvitz : “Arbeit macht frei” ( Il lavoro rende liberi).
D’altra parte, a rendere non del tutto peregrina questa seconda ipotesi, non bisogna dimenticare che lo svarione di Borghi si è verificato solo il giorno dopo che un altro esponente della destra, il presidente della Liguria Giovanni Toti, aveva dichiarato a sua volta che non bisogna preoccuparsi per il fatto che una quota dei malati di covid muore, perché si tratta per lo più di persone molto anziane, che quindi “non sono più in grado di contribuire al processo produttivo”.
E poi dicono che tra destra e sinistra non ci sono più differenze!
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil
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