Contro la dipendenza da smartphone e la reperibilità h24 che la connessione internet dei telefonini ci ha ‘regalato’, si prospetta una nuova soluzione. Quando imporsi di tenere in tasca o in borsa il proprio cellulare senza consultarlo di continuo non basta perché sollecitati da ripetute notifiche, messaggi WhatsApp, social ed e-mail, la soluzione è avere un secondo telefonino. Che sia un ‘dumb-phone’ però, ovvero un cellulare ‘muto’, ‘stupido’, cioè privo di connessione internet, niente antenna wi-fi e chip per il collegamento online. Niente social network, niente email, niente app, iconcine animate, niente attività che passa su browser. Uno dei principali trend del 2019 sarà, infatti, il minimalismo digitale.
I dumb-phone si stanno diffondendo in Corea dove sono acquistati soprattutto per far passare gli esami senza distrazioni agli studenti con, in cambio, lo sconto per l’acquisto di un vero smartphone solo dopo la promozione, ma stanno avendo un successo inaspettato a Londra dove invece incarnano una nuova forma di status symbol fra gli adulti.
Il minimalismo digitale piace moltissimo ai manager (magari con assistenti che gestiscono le telefonate di lavoro) e, nonostante questo tipo di telefoni abbia prezzi più che abbordabili, anche ai miliardari della City per i quali il vero lusso è il tempo libero perché rarissimo.
“Chi può permetterselo ritorna ai vecchi cellulari. Si sta online solo alla scrivania, – commenta Andrea Carraro, smart home architect nel cuore della City. “In giro per la città le persone sono sempre connesse e camminano a testa bassa senza mai guardarsi intorno. Nel metrò sono tutti chini a consultare internet, ancora più che in Italia. Così molti miei clienti mi mostrano il loro nuovo telefono dump che usano quando sono fuori dallo studio o dall’ufficio, rimandano la consultazione di posta e social una volta alla scrivania”.
“I love my dumb-phone, – ha precisato i giorni scorsi anche la giornalista Alice O’Keeffe sul The Guardian . – Ho abbandonato il mio I Phone e comprato un telefono vecchio stile, un dumb-phone senza internet, detto anche ‘feature-phone’”.
Moltissimi i pregi elencati da chi ha fatto il passo di gettare alle ortiche lo smartphone per dotarsi di un piccolo telefonino, perfino muto. Si va dal recupero delle pause fra un impegno e l’altro da occupare di nuovo con la lettura o semplicemente guardando nuovamente la città dal finestrino degli autobus oppure chiacchierando con altre persone. Oppure riprendere a fare a maglia, come testimonia O’Keeffe. Esiste anche qualche perdita importante nella scelta del minimalismo digitale: restare senza connessione mentre ci si sposta a piedi o in macchina significa non accedere più alle mappe parlanti online.
“Bisogna ricominciare a fermare le persone in strada per chiedere informazioni, – precisa O’Keeffe. – Senza internet inoltre niente accesso al conto bancario quando si vuole ma ci si sente di sicuro più ‘centrati’, meno distratti. Per poche sterline si riconquista il proprio cervello e ciò è impagabile”.
Ora si è in attesa dell’uscita imminente del libro di auto-aiuto ‘Digital Minimalism, Choosing a Focused Life in a Noisy World‘, scritto dall’americano Cal Newport, docente di computer science, che denuncia i danni da connettività costante e propone una soluzione drastica per controllarci, cioè liberarsene.
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