di NUCCIO FAVA* – Siamo in qualche modo vulnerabili e un virus sconosciuto che si manifesta da qualche parte può atterrirci e farci apparire più deboli ed indifesi. Sta avvenendo con il coronavirus, esploso in una zona dell’immensa Cina che, da sola, come provincia, supera i 70 milioni di abitanti con la presenza di molte aziende ed imprese straniere, anche italiane, che hanno chiuso la loro attività e i cui dipendenti si apprestano a tornare nei paesi di origine.
Qualche interrogativo naturalmente è inevitabile, nel senso di chiedersi almeno se il virus è stato individuato sollecitamente, se ne sono scoperte le cause e se si è provveduto immediatamente in quell’immenso paese a mettere in moto tutta la catena di intervento e di controlli affinché il virus non si propagasse. Purtroppo deve esserci stato almeno qualche ritardo nell’individuare pericolosità e rischio di diffusione se non sono mancati morti e contagiati, con il conseguente grande rilievo che le autorità cinesi hanno voluto dare alla rapida costruzione, in pochi giorni, ex novo di due ospedali destinati appunto ad affrontare i problemi dell’epidemia.
La Cina del resto è uno Stato autoritario con il potere fortemente centralizzato e personalizzato e dalle dimensioni sconfinate per contenere complessivamente un miliardo e 400 milioni di abitanti. L’enormità del problema che l’ha investita con il corona-virus è ricavabile non solo dalla dimensione di clausura e di isolamento per tutti gli abitanti per primi infettati, ma dal divieto di spostamenti e di viaggi in tutto il paese. Si calcola che il costo di questa epidemia costituisca per la Cina un danno maggiore di quanto sarebbero venuti a costare i dazi di Trump.
Su altro fronte, compreso il comportamento del governo italiano e delle nostre strutture sanitarie, c’è stata da subito una buona ed efficace mobilitazione, con in testa l’Istituto Superiore di Sanità e l’ospedale Spallanzani, intervenuti prontamente nei pochi casi necessari di intervento per impedire ogni rischi di contagio, ma hanno soprattutto informato adeguatamente per rassicurare cittadini e famiglie da pericoli di contagio e superficiali allarmismi: la formula riassuntiva è attenzione e vigilanza, sapendo che tutto è sotto controllo e ci sono strumenti e punti di riferimento telefonici a cui ricorrere. Non è mancato, anche in questa occasione, qualche miserabile tentativo di sciacallaggio politico, sconfessato anche dagli alleati di chi lo ha compiuto “via social”. E’ positivo del resto che anche gli organismi internazionali – dall’Oms all’Unione europea – si siano mossi in modo unitario mostrando unità di intenti e capacità di risoluzioni comuni, valide per ogni paese. Anche perché le strutture sanitarie non sono disponibili in modo adeguato nei paesi dei continenti più poveri e deboli, specie nel campo dell’alimentazione e dell’acqua, e sarebbe straordinario se se con la stessa rapidità e unità d’intenti si riuscisse a operare verso queste aree più svantaggiate dell’intero pianeta.
*Nuccio Fava, presidente della sezione italiana dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorali Rai
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