E’ di 90 pagine il testo che contiene le motivazioni con cui la Corte Costituzionale spiega la bocciatura dell’Italicum, la legge elettorale imposta da Renzi al parlamento persino con voti di fiducia e destinata alla sola Camera dei deputati nella convinzione che il referendum avrebbe approvato la riforma costituzionale che aboliva il Senato elettivo. La Corte afferma che “le modalità di attribuzione del premio attraverso il turno di ballottaggio determinano una lesione” perché, per come è congegnato l’Italicum, “il premio attribuito al secondo turno resta un premio di maggioranza e non diventa un premio di governabilità”. Per questo tale premio deve essere vincolato all’esigenza costituzionale “di non comprimere eccessivamente il carattere rappresentativo dell’assemblea elettiva e l’eguaglianza del voto”.
Inoltre la Corte afferma che la Costituzione, “se non impone al legislatore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non devono ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”. Quindi, come aveva già detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, occorre che le due leggi elettorali siano tra loro omogenee. Il che vuol dire che il parlamento deve ora procedere alla elaborazione ed approvazione di un sistema elettorale nuovo, in grado di soddisfare questa esigenza. Perciò chi spinge per “andare alle urne con qualunque legge”, oppure per “andare alle urne con la legge che la Corte Costituzionale ci indicherà”, dice una sciocchezza, perché, come era largamente previsto, la Corte non fa le leggi elettorali (cosa che spetta esclusivamente al parlamento) ma ha il solo compito di verificare e garantire la corrispondenza delle leggi ai princìpi della Costituzione, bloccandone le violazioni.
Viceversa, la Corte ritiene non irragionevole un premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti, poiché volta a bilanciare i principi costituzionali della necessaria rappresentatività” “con gli obbiettivi, pure di rilievo costituzionale, della stabilità del governo del Paese e della rapidità del processo decisionale”. Ma – afferma – ciò non vale in sede di ballottaggio.
Infine consente le candidature plurime, cioè i famosi capilista bloccati (che tuttavia sul piano squisitamente politico sono un’aberrazione), ma nega la possibilità che sia il candidato a scegliere per quale dei collegi, ove eventualmente è stato eletto, optare. All’uopo indica la necessità di ricorrere al sorteggio. Ma la procedura del sorteggio è affidata comunque alla discrezionalità del parlamento. Che, pertanto, dovrà fare le due nuove leggi elettorali per Senato e Camera. E i tempi non possono essere brevi, nonostante la frenesia di chi vuole trascinare il paese, dopo l’estenuante campagna elettorale referendaria, in una nuova, lacerante campagna elettorale.
Alla Commissione Affari costituzionali della Camera sono state presentate 18 proposte di nuova legge elettorale. Il che vuol dire che mettere d’accordo le forze politiche per arrivare ad un accordo richiederà tempi lunghi.
Commenta per primo