REDAZIONE – La guerra all’Isis in Siria e in Iraq (con riflessi sconcertanti in campo diplomatico) sta attraversando momenti drammatici, raccontati coraggiosamente in diretta su Rainews da Lucia Goracci e dall’operatore che la accompagna. Mentre in Siria, ad Aleppo, resiste con difficoltà la tregua concessa dal regime di Assad e dalla Russia per consentire interventi umanitari e aiuti agli abitanti nei tentativi di lasciare la zona dei combattimenti e dei bombardamenti, in Iraq i combattenti curdi uniti alle truppe irachene e appoggiati dai bombardamenti americani incontrano ostacoli nell’assedio di Mosul (seconda città del paese dopo Bagdad e base principale dell’Isis, dove una impresa italiana sta lavorando al consolidamento di una importantissima diga e dove ci sono soldati italiani). Però i miliziani del califfato hanno lanciato diversi attacchi kamikaze a Kirkuk, nel nord dell’Iraq, contro alcuni edifici governativi. Qui si odono esplosioni, forse provocate da kamikaze, mentre molti cecchini dei jihadisti tengono sotto tiro gli attaccanti.
Nelle prime ore della mattina quando decine di militanti Isis, numerosi dei quali muniti di un giubbotto esplosivo, hanno attaccato una stazione delle forze dell’ordine, un edificio della sicurezza curda, conosciuto come Asaysh, altri edifici del governo e alcune moschee della città di Kirkuk.
“Una cinquantina” di miliziani dell’Isis che hanno attaccato Kirkuk stamattina sono stati decimati: “40 sono già stati uccisi”, ha detto all’Ansa l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, Yousif Thomas Mirkis, che si trova a Venezia per un convegno del Ppe e che stamattina ha potuto contattare la sua città per avere informazioni su quanto sta accadendo. Dopo feroci scontri con le guardie della sicurezza, i miliziani hanno occupato diverse posizioni, incluso il comando centrale della polizia. In un altro attacco condotto contro una centrale elettrica di al-Debis, a 35 chilometri da Kirkuk, due attentatori sono entrati all’interno dell’edificio provocando un duro scontro con il personale di sicurezza, a seguito del quale sono morte almeno 5 persone e altrettante sono state ferite.
In questa situazione appaiono fuori luogo tutte le iniziative che rischiano di dividere le forze antiterrorismo, come quelle che alcuni paesi vorrebbero imporre anche in Europa.
E’ stata perciò giusta la posizione assunta dal capo del governo italiano, Matteo Renzi, e dalla incaricata della politica estera dell’Unione europea, Mogherini, contro l’assunzione di nuove sanzioni contro la Russia di Putin, che, comunque, in questo momento è impegnata nella lotta ai terroristi dell’Isis, mentre continua ad apparire equivoca la posizione della Turchia.
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