Dalle elezioni svoltesi domenica in Trentino Alto Adige – di difficile lettura per chi vive fuori da quella regione a statuto speciale perché si vota con due leggi completamente diverse tra le due province che la compongono (Trento e Bolzano) – sono venuti alcuni segnali comunque molto significativi nel panorama nazionale. Sono quattro, essenzialmente: 1. Una forte affermazione della Lega, che trascina il centrodestra per la prima volta al governo del Trentino, dove dominava da un ventennio il centrosinistra. 2. La Lega guadagna una marcata presenza nel consiglio provinciale dell’Alto Adige grazie al primato raggiunto nella città di Bolzano, dove prevalgono gli abitanti di lingua italiana contro una prevalenza di abitanti di lingua tedesca nel resto della provincia; mentre il partito dominante, la Svp Südtiroler Volkspartei, ne esce ridimensionata rispetto al passato pur restando primo partito su scala provinciale con il 41,9%, perché con 15 seggi su 35 perde la maggioranza assoluta. 3. La clamorosa novità è rappresentata dal successo – con la conquista del secondo posto su scala provinciale – ottenuto con il 15,2% dalla lista di Köllensperger, (foto) esponente del M5s che si è staccato dal movimento per rivolgersi all’elettorato pentastellato (e non solo) di lingua tedesca. 4. Il Pd subisce un ridimensionamento sia in Trentino sia in Alto Adige.
Immaginare, alla luce di questi risultati, l’entusiasmo di Salvini, che scrive su Facebook: “Dati incredibili dalla Provincia di Bolzano! Nel 2013 la Lega, insieme a Forza Italia, prendeva solamente il 2,5% dei voti. Oggi per ora siamo (da soli!) sopra il 15%. I voti veri, i cittadini, gli Italiani, non ascoltano professoroni, giornaloni, criticoni e burocrati europei, ma chiedono alla Lega di andare avanti con forza. Per me sarà un onore proseguire, con coraggio e determinazione, sulla strada del cambiamento”.
Da aggiungere che nel Consiglio Provinciale della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige i Verdi-Grüne-Verc hanno raggiunto il 6,8%, pari a 19.391 dei voti e 3 seggi. Due seggi ciascuno per il Die Freiheitlichen (6,2%) e il Süd-Tiroler Freiheit (6%). Un seggio a testa per il Pd, con il 3,8% dei voti, il Movimento 5 Stelle con il 2,4% e L’Alto Adige nel Cuore Fratelli d’Italia Uniti con l’1,7%. Nessun seggio in Consiglio provinciale per gli ultimi cinque partiti in ordine di preferenza: il Bürgerunion Für Südtirol ha ottenuto l’1,3%, Noi per l’Alto Adige-Für Südtirol ha raggiunto l’1,2% dei voti, Forza Italia l’1%, Casapound Italia lo 0,9% e Vereinte Linke Sinistra Unita lo 0,6%.
Il nuovo presidente del Trentino, dunque, è Maurizio Fugatti (Lega) (foto), attuale sottosegretario alla Salute nel governo Conte, eletto con il 46,74% dei consensi (124.590 voti, di cui 3.684 solo al presidente) con il sostegno di una coalizione formata da nove partiti, di centrodestra e autonomisti: Lega, Fi, Udc, Fdi Progetto Trentino, Agire per il Trentino, Civica Trentino, Fassa, Ap. Il Trentino chiude così vent’anni di monopolio del centrosinistra autonomista.
Dopo Fugatti al secondo posto in quanto a consensi, l’ex senatore Giorgio Tonini (Pd), che ha ottenuto il 25,40% (67.712 voti, di cui 4.362 solo al presidente), sostenuto anche da altre due liste (Unione per il Trentino e Futura 2018) e terzo il governatore uscente, Ugo Rossi, che ha raggiunto il 12,42% (33.121 voti, di cui 1.012 solo al presidente) e ha corso col sostegno del suo solo partito, il Patt (Partito autonomista trentino tirolese). Quarto, il candidato M5s Filippo Degasperi, col 7,10% (18.922 voti, di cui 485 solo al presidente).
La Lega dunque è il primo partito in Trentino col 27,09% raggiunto alle elezioni provinciali di ieri.
A seguire il Pd, col 13,93%, il Patt col 12,59% e il M5s col 7,23%. Il risultato dello scrutinio presenta dunque una situazione sostanzialmente ribaltata rispetto alle consultazioni provinciali del 2013, quando il primo partito era il Pd, oltre il 22%, il Patt era al 17,55%, la Lega poco sopra il 6% e il M5s non era arrivato al 6%.
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