L’avvocato Piero Amara (foto s sinistra) è stato arrestato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta sull’ex Ilva coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza e nella quale è coinvolto anche un magistrato: l’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo (foto a destra).
L’avvocato Piero Amara (apparso in varie ospitate televisive, concessegli incautamente con rilievo soprattutto da La7) e il poliziotto Filippo Paradiso – in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza – sono accusati di aver messo in atto “un’incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione” in favore del giudice Carlo Maria Capristo “su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e su persone ritenute in grado di influire su questi ultimi” in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse” dello stesso Capristo, “fra cui la Procura generale di Firenze, la Procura della Repubblica di Taranto ed altri”.
“L’accordo corruttivo” tra Capristo e Amara avrebbe avuto origine – sempre secondo l’accusa – nel 2014 e sarebbe andato avanti, secondo gli investigatori, per anni come affermato nell’ordinanza del gip di Potenza, Antonello Amodeo. L'”accordo corruttivo” sarebbe nato in concomitanza con la presentazione delle domande per il direttivo della Procura generale di Bari.
Per l’ex capo della Procura ionica è stato disposto l’obbligo di dimora a Bari. A quanto si apprende, l’ordinanza comprende anche misure cautelari nei confronti di altri indagati. I fatti contestati risalirebbero al periodo nel quale Capristo era procuratore a Taranto e riguarderebbero anche l’ex Ilva. Nel maggio 2020 Capristo è stato arrestato (tornato libero ad agosto) nell’ambito di un’altra inchiesta per la quale è attualmente a processo per tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata.
L’avvocato Piero Amara – secondo l’accusa – sarebbe stato “soggetto attivo della corruzione in atti giudiziari sia a Trani che a Taranto”.
Carlo Maria Capristo è accusato, quando era Procuratore a Trani, di aver accreditato presso l’Eni Amara (con cui era stato messo in relazione dal poliziotto Filippo Paradiso, oggi arrestato) come “legale intraneo agli ambienti giudiziari tranesi in grado di interloquire direttamente con i vertici della Procura“.
Amara è al centro pure dell’inchiesta della Procura di Milano sul cosiddetto “falso complotto Eni”: ai magistrati lombardi l’avvocato siciliano rilasciò dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria.
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