Far emergere le criticità gestionali comuni e condividere best practices tra le Regioni per individuare soluzioni pratiche che rendano i modelli organizzativi facilmente realizzabili, sostenibili ed efficienti. Questo l’obiettivo dei lavori di gruppo del convegno sul tema “Infezioni ospedaliere e resistenza agli antibiotici. Situazione attuale e scenari futuri”, organizzato a Padova da “Moore Sanità” .
Il problema dell’impatto clinico dell’antimicrobico-resistenza è un tema di particolare importanza in Italia, dal momento che è al primo posto per consumo di antibiotici negli animali, ed al secondo per quello umano: sarebbe opportuno ridurre al minimo la presenza dei pazienti negli ospedali, così da ridurre l’esposizioni a possibili nuove infezioni e limitare al minimo i costi di gestione.
“La resistenza batterica agli antibiotici costituisce oggi un problema globale tanto da essere inclusa dall’UE tra le priorità sanitarie da affrontare. In particolare in Italia il pericolo è grande in considerazione dei dati epidemiologici che mostrano come la lista dei batteri “Killer” che, non essendo più suscettibili alle comuni terapie antibiotiche, sono in vertiginoso aumento e con percentuali di prevalenza all’interno degli ospedali mediamente maggiori rispetto ad altri paesi europei come Germania, Francia ed Inghilterra”. Ha detto Anna Maria Cattelan, Direttore UOC Malattie Infettive AOU Padova “Germi come Acinetobacter, Pseudomonas, Klebsiella, sono diventati causa di importanti polmoniti ed infezioni generalizzate, talora non debellate neppure con l’utilizzo degli antibiotici più recenti e che sono causa di aumentata morbilità/mortalità insieme a prolungamento delle degenze e ad aumento complessivo dei costi.
È il tempo dell’azione e dell’applicazione del Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza approvato in Italia a fine 2017; ogni ritardo influirà negativamente sulla salute e cura dei nostri pazienti”. Ma non solo nuove opportunità terapeutiche, anche la scelta del dispositivo, come ad esempio il monouso, ridurrebbe significativamente l’esposizione al rischio di nuove infezioni, generando al contempo risparmi nei processi di sterilizzazione e di gestione delle infezioni.
“Il controllo delle infezioni non si attua esclusivamente tramite l’utilizzo di antibiotici di ultima generazione con specifica attività nei confronti dei batteri resistenti, ma attraverso l’adozione di rigide procedure che limitino la loro diffusione nei setting assistenziali. A tal fine l’identificazione precoce dei soggetti colonizzati e infetti mediante le più moderne tecniche diagnostiche di microbiologia molecolare e la messa in atto di procedure di prevenzione che, impediscano la trasmissione inter-paziente dell’infezione, sono presidi irrinunciabili e necessari ai fini di un programma di successo di ‘Infection Control’”. Ha spiegato Marco Falcone dalla U.O. Malattie infettive Presidio AOU Pisana e Ricercatore presso l’Università di Pisa.
Nella foto i relatori del convegno
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