Sono iniziati questa mattina a Reggio Emilia gli interrogatori di garanzia delle persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Angeli e Demoni”. Davanti al gip Luca Ramponi sono comparsi la dirigente dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, Federica Anghinolfi, considerata dagli inquirenti figura chiave del ‘sistema’ e l’assistente sociale Francesco Monopoli, entrambi agli arresti domiciliari e accusati di aver praticato il “lavaggio del cervello” a minori attraverso diverse metodologie. Tra mercoledì e venerdì della settimana prossima toccherà ad altri quattro indagati, raggiunti dalle misure, tra cui anche Andrea Carletti, sindaco Pd del Comune di Bibbiano, accusato di abuso d’ufficio e falso per gli appalti concessi a centri terapeutici che si occupavano della cura dei bimbi allontanati dalle famiglie. Indagati anche medici, il direttore generale dell’Ausl di Reggio, Fausto Nicolini, psicoterapeuti, psicologi e affidatari.
Parlando di questa vicenda con i giornalisti il procuratore capo di Reggio Emilia, Marco Mescolini, dell’operazione che ha svelato un presunto giro illecito di affidamenti dei bambini, ha detto: «Mi sono occupato di fatti molto provanti di ‘Ndrangheta per dieci anni, ma quest’inchiesta è umanamente devastante. Per la velocità con cui tutto è emerso, restituisce un quadro assai allarmante. Ma conta il giudizio della legge». E ha precisato che «questa indagine non riguarda i servizi sociali della Val D’Enza, ma le persone attinte da misure cautelari. Tutti gli altri che fanno questo lavoro hanno diritto alla tutela dell’onorabilità della loro professione fino a prova contraria». Dunque «nessuna generalizzazione è stata fatta dal Gip nell’ordinanza che è davvero compunta, precisa, e ricca di riferimenti ma non si abbandona mai a valutazioni su strutture o programmi».
Comunque l’inchiesta – con l’esecuzione di 16 misure cautelari tra cui l’arresto del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti – verte sul giro di affari basato sull’affidamento dei minori a strutture private nel reggiano. Secondo l’accusa erano i servizi sociali dell’Unione dei Comuni della val d’Enza a condizionare e modificare le dichiarazioni di sei minorenni per poterli togliere alle famiglie naturali e affidarle alle cure del centro “Hansel e Gretel”, onlus di Torino che lucrava con la compiacenza dei dipendenti pubblici e delle famiglie affidatarie sulle prestazioni terapeutiche.
Mescolini riferisce che le indagini lampo, condotte da ottobre ad aprile, sono nate da un’intuizione della pm Valentina Salvi sul numero troppo elevato di fascicoli aperti per presunti abusi sui minori, rivelatisi tutti infondati. Pratiche che erano state attribuite a Salvi, banalmente, “con il criterio della lettera”. La vicenda, secondo il giudizio personale del procuratore, “restituisce un quadro assai allarmante. Ma questo – aggiunge – non conta: contano solo la legge e quello che deciderà il giudice”. Il procuratore sottolinea che, per la materia delicata dell’inchiesta, sono state fatte numerose perizie e richieste consulenze da parte di psicologi e psicoterapeuti per raccogliere elementi a carico degli indagati.
Quanto allo strumento elettrico con cui gli investigatori ritengono venisse fatto il “lavaggio del cervello” ai bambini, il procuratore scandisce: «Non si tratta minimamente di elettroshock. Queste macchinette sono state individuate dai Carabinieri durante le intercettazioni ambientali e ieri una è stata sequestrata. Si faranno gli accertamenti del caso, ma ciò che si può fin da ora escludere è che ci sia stato elettroshock». Infine, circa i due presunti casi di violenza sessuale che sarebbero avvenuti, viene chiarito che “non è avvenuta da parte degli affidatari ma da terzi e si indaga a carico di ignoti.
Nell’indagine sono coinvolti il tribunale e la Procura dei minori di Bologna e il tribunale di Reggio Emilia. La competenza sul caso dei minori coinvolti spetterà a quest’ultimo se tra i genitori è in corso una causa di separazione, altrimenti a Bologna.
Commenta per primo