di FABIO CAMILLACCI/ A San Siro la storia del calcio c’è, la rivalità storica pure, ma la partita amichevole Italia-Germania un po’ meno. Si anima soprattutto nel finale, quando gli azzurri potrebbero vincerla. Invece, la gara che può dispiegare otto Mondiali, sul prato finisce 0-0: equilibrio, un palo di Belotti, tanta voglia di non farsi male e di non minare la fiducia nei progetti di squadra futuri.
Inno tedesco fischiato. Si comincia nel peggiore dei modi, coi fischi all’inno della Germania. Buffon e gli azzurri applaudono per dare il buon esempio al pubblico, ma intanto la figuraccia è fatta. Poi si gioca. E la prima osservazione è per il sistema di gioco scelto da Löw: come nell’amichevole pre-Europeo dominata a Monaco, il c.t. campione del mondo oppone al 3-4-3 azzurro uno schieramento sostanzialmente simile. L’unica differenza è che l’Italia tiene il trio difensivo (Rugani-Bonucci-Romagnoli) e quello offensivo (Eder-Belotti-Immobile) molto compatti, mentre Hummels e Höwedes sono larghi, distanti dal centrale Mustafi. Accanto a Müller, ci sono Gundogan e Goretzka in posizione leggermente più arretrata. Il talento del Manchester City in realtà gioca ovunque, in puro stile Guardiola.
Primo tempo avaro di emozioni. Di occasioni vere, fino all’intervallo, neanche l’ombra. C’è un tiro impreciso di Immobile, imbeccato da De Rossi che ha la patente esclusiva di “verticalizzatore” azzurro. E un bel salvataggio di Zappacosta su conclusione a botta sicura di Müller. La Germania vuole dimostrare a se stessa che anche le seconde linee della rosa possono imporre i ritmi a San Siro, ma non affonda, limitandosi a fraseggiare sulla trequarti per tentare il filtrante di tanto in tanto. E l’Italia vorrebbe ripartire più spesso di quanto riesca a fare, nonostante la coppia d’oro Belotti-Immobile venga a prendersi il pallone anche a centrocampo.
Moviola in azione. La ripresa si apre con Donnarumma, beniamino di casa, al posto di Buffon in porta. Dentro anche Astori per Romagnoli. Dall’altra parte, Tah per Hummels, perché il Bayern ha il Borussia Dortmund all’orizzonte e Mats va preservato. La prima fiammata è al 10′: Belotti sguscia tra Mustafi e Tah, va giù in area ma non c’è rigore. Soares Dias non fischia, ma qui la moviola in campo non c’entra. Brivido anche dall’altra parte: Volland, subentrato a Müller, tocca in rete ma è in fuorigioco. E qui Busacca a fine partita rivelerà che è stata la tecnologia a suggerire all’arbitro di annullare la rete.
Palo azzurro. Le migliori chance dell’Italia coincidono con l’ingresso in campo di Bernardeschi, che si ritrova sul piede un pallone da scaraventare in rete a cento all’ora, invece di consegnarlo al tuffo di Leno. Niente da fare. Prima della fine, ne arriva una ancora più chiara per Belotti, che salta Mustafi in area: diagonale sul palo e l’urlo del Meazza si strozza sul più bello. E per poco Mustafi non si rifà, beffandoci di testa nel recupero. Al fischio finale, San Siro applaude gli azzurri: missione compiuta per Ventura, almeno da questo punto di vista. Ci si rivede a marzo, con l’Albania di De Biasi a contenderci punti mondiali e l’Olanda ad attenderci ad Amsterdam per un altro test di crescita. Sarà primavera, magari l’Italia sboccerà del tutto.
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