Jihadisti in ritirata su due fronti: quello libico e quello siriano. In Siria, a Manbij, località strategicamente vicina al confine turco, i terroristi hanno rilasciato i circa 2.000 civili che usavano come scudi umani, secondo quanto dichiarato dai ribelli curdi e siriani delle Forze democratiche siriane (Sdf) appoggiati dagli Usa, che hanno riconquistato la città dopo due mesi e mezzo di assedio. I siriani stanno festeggiando,a Manbij, la ritrovata libertà, dopo la ritirata dei jihadisti dell’Isis che hanno rilasciato i 2.000 civili presi in ostaggio per coprire la fuga. I cittadini sono tornati a radersi la barba, a fumare, e le donne bruciano il velo, dopo i due anni di divieti imposti dai jihadisti.
Il Pentagono ha confermato la morte di Hafiz Saeed Khan, capo della cellula Isis in Afghanistan e Pakistan. “Saeed è stato ucciso in un attacco con drone il 26 luglio, in Afghanistan, in un’operazione congiunta tra militari americani e afghani”, ha detto il portavoce del Dipartimento della Difesa Usa, Trowbridge. Prima di giurare fedeltà allo Stato islamico, Saeed era affiliato a un gruppo talebano.
A Sirte in Libia l’Isis è “al collasso”, “accerchiato” e “non può più fuggire né per mare né per terra, tutte le vie di fuga sono chiuse”. La battaglia finale per la conquista della città è ormai nella fase finale, hanno confermato le milizie.
Sui muri dell’ormai ex roccaforte dei jihadisti devastata restano le inquietanti scritte del passato: “Questo è il porto marittimo dello stato islamico, il punto di partenza verso Roma… con il permesso di Dio”. Un messaggio sinistro impresso in nero a caratteri cubitali su un muro (vedi foto) per intimidire ed invogliare a nuove azioni terroristiche. Lo hanno fotografato i miliziani che procedono nell’avanzata eliminando da strade e palazzi le bombe trappola. Sui cieli i bombardamenti americani non hanno concesso tregua: ieri sono stati cinque, 41 dal primo agosto.
Ma l’inviato Onu Martin Kobler ha messo in guardia: “I raid aerei Usa non possono sconfiggere l’Isis. La lotta deve essere condotta dai libici e realizzata con truppe di terra”, ha avvertito, invitando tutti i gruppi del paese a sostenere il governo Sarraj. Le testimonianze della battaglia sono immortalate nelle foto dei soldati di Tripoli e Misurata. Ritraggono palazzi distrutti, alcuni pick-up, tank e soldati che marciano equipaggiati con fucili ed in tuta mimetica o mentre festeggiano le aree riconquistate, come la zona del centro Ouagadougou, l’ex quartier generale dell’Isis, ormai distrutto.
“Le forze al Bonyan al Marsous proseguono nell’accerchiamento dei quartieri 1, 2 e 3 – ha annunciato il generale Mohamed al Ghasri, portavoce delle milizie – e i guardiacoste sono dispiegati sul litorale”. oramai “Daesh si è ridotto sensibilmente ed è al collasso, non può più fuggire”.
Per oltre un anno l’Isis ha dettato legge a Sirte, imponendo divieti, giustiziando barbaramente i trasgressori in base alla legge islamica, con un’interpretazione della sharia che però è respinta dalla stragrande maggioranza del mondo musulmano. La gran parte dei civili ha già lasciato la città e le infrastrutture sono in stato di totale abbandono. Esperti si chiedono quale sarà il futuro di Sirte – una volta cacciati definitivamente i jihadisti – e non escludono che possa riaprirsi una seconda battaglia politica, per il suo controllo. Le divisioni fra le autorità del paese non aiutano. Tobruk – che sostiene il generale Khalifa Haftar – non ha ancora conferito la fiducia al consiglio presidenziale di Tripoli, la cui “popolarità – ha ammesso Kobler al giornale ‘Neue Zercher Zeitung’ – si sta sgretolando per le difficoltà crescenti, a partire dai continui blackout e dalla svalutazione della moneta locale che penalizza le importazioni delle materie prime”.
In questo contesto preoccupano anche le milizie islamiste legate ad al Qaida. A Derna l’esercito libico si scontra quasi quotidianamente con il Consiglio della shura dei mujaheddin, una coalizione di islamisti vicini alla rete del terrore e che in passato hanno combattuto l’Isis.
CONTROLLI NEI PORTI ITALIANI PER RISCHIO JIHADISTI – In seguito alle notizie di jihadisti in fuga da Sirte sono stati intensificati i controlli nei porti italiani, nel timore che possano infiltrarsi tra i migranti. Ma, complice la concomitanza con il ponte di ferragosto, si stanno verificando disagi, con code, ritardi e anche caos a Palermo, crocevia di partenze e arrivi dalle grandi città e dalle isole.
Partenze regolari, invece, in altri grandi scali, come a Genova, Napoli e Civitavecchia mentre a Brindisi, porto strategico verso la Grecia, l’Albania e i Balcani, scendono in campo per i controlli anche i marò della Brigata San Marco.
Rimangono polemiche sul versante sicurezza: per Elio Vito, capogruppo azzurro in Commissione Difesa alla Camera, “bene innalzare la sicurezza nei porti, ma il governo ha abolito le squadre nautiche della Polizia e la Guardia Costiera non ha armi e status di PS”. Sullo stesso tema il sindacato di polizia Coisp: “la Guardia costiera non ha armi, né strumenti di Polizia. E poi vogliono sopprimere le nostre squadre nautiche: roba da schizofrenici”.
(Fonti: Ansa e Rainews 24)
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