LA CORTE COSTITUZIONALE: «Lecito l’aiuto al suicidio di persone nelle condizioni di Dj Fabro». Marco Cappato: «Ho ritenuto mio dovere aiutarlo». I medici cattolici pronti all’obiezione di coscienza

Il presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi durante l’udienza pubblica sul caso dell’aiuto al suicidio di Dj Fabo (foto Ansa di Riccardo Antimiani) 

La Corte Costituzionale ha stabilito che è lecito l’aiuto al suicidio di una persona come è accaduto nel caso di Dj Fabo. Pertanto ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Dunque ha dato ragione a Marco Cappato, che accompagnò Dj Fabo in Svizzera per sottoporsi al “suicidio assistito” per porre fine alle sofferenze irreversibili provocate da un incidente stradale che lo aveva paralizzato. 

In attesa di un “indispensabile intervento del legislatore”, la Corte Costituzionale ha “subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Ssn, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.

La Corte costituzionale – come si afferma in un comunicato al termine della camera di consiglio – ha previsto “specifiche condizioni e modalità procedimentali”, perchè l’aiuto al suicidio rientri nelle ipotesi non punibili, “per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018”.

La Consulta pertanto rinnova la sollecitazione il parlamento a legiferare in tal senso.

Marco Cappato (foto) commenta così la sentenza della Consulta: “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”.

Al contrario, il vicepresidente dell’Associazione medici cattolici italiani  (Amci), Giuseppe Battimelli, annuncia una risposta dei camici bianchi iscritti all’associazione ad un’eventuale legge sulla materia: “Almeno 4mila medici cattolici sono pronti a fare obiezione di coscienza nel caso in cui, a seguito della pronuncia della Consulta, il Parlamento italiano legiferasse a favore del suicidio medicalmente assistito”.

Inoltre il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha dichiarato: “Quello che chiediamo ora al Legislatore è che chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico. Prevedo – ha aggiunto – che ci sarà una forte resistenza da parte del mondo medico”.

 

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