Sono circa 4.000 i migranti arrivati in Croazia nelle ultime 24 ore – prevalentemente da Siria, Iraq, Afghanistan, Turchia – dopo la chiusura delle frontiere dell’Ungheria.E ancora stamattina i migranti continuano ad affluire verso la Croazia, nuova porta d’ingresso in Europa, ha aggiunto la televisione nazionale croata. Ieri ci sono stati momenti di tensione al confine serbo-ungherese, sfociati in scontri tra i profughi e la polizia magiara. Gli agenti hanno fatto largo uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per rispondere all’assalto dei disperati con lancio di pietre, bottiglie e altri oggetti. Il pesante bilancio a fine giornata è di almeno 300 feriti tra i migranti e venti fra i poliziotti ungheresi.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon si è detto “scioccato” dal trattamento riservato a quei disperati, ma non ha indicato alcuna alternativa, alcun rimedio, alcuna via d’uscita. “Non è accettabile, è gente che scappa da guerre e persecuzioni e che deve essere trattata con dignità umana”, ha affermato Ban. Altrettanto dura la protesta del commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos per il quale “la difesa delle frontiere con la violenza non è compatibile con i valori e i principi europei”. In serata il governo di Belgrado ha inoltrato una nota di protesta all’Ungheria per la violazione del territorio serbo da parte della polizia magiara nell’impiego dei lacrimogeni e dei cannoni ad acqua, mentre il primo ministro serbo ha parlato di azioni “brutali” da parte delle forze dell’ordine.
Il governo di Zagabria intanto ha detto che non innalzerà barriere difensive e che non porrà ostacoli al prosieguo del viaggio dei migranti verso la Germania e gli altri Paesi del nord Europa. Ma le parole del premier ungherese Orban hanno gelato ogni speranza ai sostenitori del “via libera” ai migranti nella speranza che siano solo di passaggio verso altri paesi. Il premier infatti ha promesso di “ampliare il muro anche alla frontiera croata” dopo aver annunciato di voler fare lo stesso al confine con la Romania.
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