La difesa di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, annuncia una denuncia per frode processuale in vista di una richiesta di revisione del processo dopo un’intervista a un ex consulente del pm di Bergamo al settimanale Oggi.
Il consulente sostiene che “il Dna di Ignoto 1 ( identico a quello del vero assassino della ragazza uccisa) è sempre stato all’ospedale “San Raffaele”, dove è conservato.
«Grazie al settimanale scopriamo che non è vero. Il materiale genetico c’è sempre stato e c’è ancora. La superperizia si può e si deve fare», afferma l’avvocato Claudio Salvagni.
Dunque è di nuovo battaglia sulla prova scientifica nella vicenda della tredicenne uccisa il 26 novembre del 2010 in provincia di Bergamo e per il cui delitto è stato condannato in via definitiva all’ergastolo il carpentiere di Mapello Massimo Bossetti, sposato e padre di tre figli. A ridare fuoco alle polveri , come si è detto, è l’anticipazione del settimanale Oggi che riporta le parole di un consulente della Procura di Bergamo, Giorgio Casali, il quale afferma che “Il Dna di Ignoto 1 è sempre stato al San Raffaele. L’abbiamo conservato. E c’è ancora. Anche se proprio in questi giorni stiamo restituendo il materiale genetico alla Procura di Bergamo che lo ha richiesto”.
La rivelazione è clamorosa, fa notare il settimanale, perché uno degli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni, ricorda che le richieste di una superperizia che confrontasse il Dna di Bossetti con quello di Ignoto 1 sono sempre state respinte sostenendo che i reperti erano esauriti.
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