“Io rispondo a chi ha votato, non ai nostalgici del passato”; ma ha ignorato chi ha votato e con il voto lo ha bocciato per la terza volta. Matteo Renzi ha minimizzato con la solita arroganza l’esito dei ballottaggi davanti ai rappresentanti dei circoli del Pd convocati per la due giorni svoltasi a Milano. Poi la solita battuta ambigua seguita da conclusione spavalda: “Noi siamo pronti a ragionare con tutti, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno”. E le solite battute “gufesche”: “Chi immagina di fare il centrosinistra senza il Pd vince il premio Nobel della fantasia ma non raggiunge alcun risultato concreto”. Oppure gli slogan: “Il leader lo scelgono i voti e non i veti”; “C’è un sacco di gente che riscrive il passato, noi invece vogliamo scrivere il futuro e vi propongo un percorso che superi la nostalgia”. E stoccate allusive anche per Prodi (senza nominarlo): “Non ho nostalgia dei tavoloni con dodici sigle di alleanze che si chiamavano Unione e pensavano a parlarsi male addosso e c’era chi diceva sì e poi andava in piazza contro il governo”.
Non è mancata infine la promessa di sapore berlusconiano: un milione di posti di lavoro se lui si riappropria di Palazzo Chigi. E annuncia una campagna elettorale di 5 mesi in treno per le prossime elezioni politiche. Incorreggibile.
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