di FABIO CAMILLACCI/ Tutto come previsto per l’elezione del nuovo presidente della Federcalcio dopo la disastrosa gestione Tavecchio e l’altrettanto disastroso commissariamento di Fabbricini. Il candidato unico Gabriele Gravina (ex leader della Lega Pro-Serie C) sbaraglia il campo al primo turno con una percentuale bulgara: il 97,2% dei voti. Un plebiscito senza precedenti nella storia delle elezioni federali. Il 41° presidente della Figc, a caldo commenta: “Ringrazio tutti, per il sostegno umano e il supporto di idee. Grazie per la fiducia, con voi voglio cambiare verso e direzione al calcio. Per me è il completamento di un percorso umano e sportivo. Un’elezione all’insegna dell’unità. Adesso però, per realizzare un progetto che molti hanno definito ambizioso, serve la collaborazione di tutti”. Già, di tutti quelli che lo hanno votato e che adesso devono sostenerlo più che mai, non osteggiarlo. Al di là di tutto, finalmente un’elezione all’unanimità e l’elezione di una persona forte e competente. Uno che in estate, nel folle caos campionati di B e C, da presidente della Lega Pro si è dimostrato il più lucido, pacato e determinato dei dirigenti. E chi lo conosce da vicino conferma questa impressione, come il “Magnifico Rettore” dell’Università Niccolò Cusano Fabio Fortuna (foto a destra): “Conosco Gabriele (Gravina ndr) da tempo, è prima di tutto una persona per bene. Una persona seria, esperta e di grande personalità che può fare molto bene per il calcio italiano. Un dirigente calcistico di grande competenza, bravo a mediare e a ricucire gli strappi. Un ottimo diplomatico, apprezzato anche a livello internazionale. Ma Gravina sa essere anche un uomo forte quando si tratta di decidere. Ecco perchè ritengo che riuscirà a risollevare le sorti del nostro calcio. Spero solo che abbia sempre il massimo supporto da tutte le componenti della Figc. Il suo è un programma ambizioso“.
I passaggi più applauditi del discorso programmatico di Gabriele Gravina. Parecchie standing ovation nella sala dell’hotel Hilton di Fiumicino hanno caratterizzato il discorso d’insediamento del nuovo presidente della Federcalcio . Ad esempio quando ha precisato: “Voglio cambiare verso e direzione del calcio”. E quando ha detto: “La maglia azzurra è il sogno di ogni bambino, per me sarà un onore rappresentarla”. E ancora: “Siamo finalmente compatti”. Una frase peraltro detta con fierezza guardando alleati e rivali di un tempo, ora tutti per lui. Gravina non è certo il nuovo che avanza ma è persona forte e credibile, anche nel panorama internazionale; non a caso ha precisato: “Col presidente della Fifa Infantino mi lega un’amicizia ventennale”. Infine, l’impegno di partire subito: “Il calcio non può aspettare. È ora che bisogna dare il massimo, mettere idee al servizio del calcio. Il nostro mondo può tornare magnifico. Siamo reduci da un anno di segnali di instabilità e frammentazione. Non è questo il calcio che vorrei. Il calcio che vorrei punta sui giovani, non fa differenze di genere, è sostenibile, è aperto al coinvolgimento delle famiglie, è in grado di fare impresa, è attento alla tecnologia, ha una Nazionale competitiva. Oggi dobbiamo fare squadra tra noi e con Coni e Governo. Il calcio non si gioca senza riforme di sistema. Ognuno ha la propria ricetta, ma quante di queste possono diventare soluzioni?”.
“Sostenibilità”, questa la parola chiave del programma del nuovo presidente Figc. Una parola che Gravina sottolinea più volte: “Sostenibilità. Il nostro sistema deve essere in grado di sostenere i suoi uomini e le sue società. Le uniche porte che chiuderemo saranno quelle ad avventurieri e speculatori. Prima di un presidente che parli, c’è bisogno di un presidente che ascolti. Non basta più contare le quantità, ma vanno misurate le qualità del nostro sistema. Almeno una in questo anno la abbiamo messa in campo: la tenacia con cui abbiamo voluto queste elezioni. La strada non sarà facile, si presenteranno quando arriverà il momento di scelte difficili. Il nostro riscatto comincia oggi. La nostra squadra federale sarà la prima Nazionale, alziamo la testa, apriamo gli occhi e puntiamo al risultato”. Prima di lasciarvi all’analisi dello storico del calcio Raffaele Ciccarelli che ha assistito di persona all’Assemblea Federale, auguriamo buon lavoro al presidente Gravina che ne ha un gran bisogno. Speriamo riesca a risollevare il disastrato calcio italiano, in piena crisi istituzionale e tecnica ormai da troppo tempo. Abbiamo toccato il fondo e continuiamo a scavare, quindi si può solo risalire: si deve.
L’ANALISI DELLO STORICO DEL CALCIO SULL’ELEZIONE DI GRAVINA A PRESIDENTE FIGC
di RAFFAELE CICCARELLI/ Si potrebbe definire come la solita pantomima, forse un inutile esercizio elettorale che poteva, e doveva, essere espletato nove mesi fa. L’assemblea della Figc che ha ridato una governance al calcio italiano ha dato l’esito scontato dell’elezione di Gabriele Gravina al soglio presidenziale. Nove mesi che hanno portato ad una travagliata gestazione il cui frutto è stato lo stesso di quel momento, l’elezione di Gravina a presidente, candidato già all’epoca senza riuscire a trovare un accordo con gli altri due candidati presidenziali, Damiano Tommasi dell’Assocalciatori e Cosimo Sibilia della Lega Dilettanti. Una situazione provocata dalle stesse componenti elettorali che portava al logico commissariamento, visto da subito quasi come un golpe quando poi aveva una chiara matrice individuabile nell’azione di potere di qualche candidato stesso. Con la sfrontatezza anche, in seguito e come sentito nei discorsi di accompagnamento a questa elezione, di rivendicare a sé la salvezza del calcio da un presunto baratro verso cui, però, erano gli stessi salvatori ad averlo spinto. In sostanza, un perfetto esempio, ma si augura da non imitare, di quella che è la politica oggi nel Bel Paese, non solo nella sua espressione sociale, ma in qualsiasi arengo in cui la politica dovrebbe essere strumento costruttivo di sano confronto, invece che essere solo strumento di potere. In questo quadro, invero un po’ fosco e che comunque, non dimentichiamo, ha eletto un presidente solo fino al 2020, cioè alla scadenza del quadriennio olimpico quando ci sarà la nuova chiamata alle urne, non tutto è da osservare con l’occhio della critica negativa.
Speranze per presente e futuro e gli interventi più apprezzati dell’Assemblea Figc. Tralasciando gli interventi di alcune componenti, molto opinabili nei contenuti, apprezzabile è stato l’intervento di Gianni Infantino, presidente della Fifa, che ben ha saputo fare un discorso di richiamo sulle storture dell’attuale calcio italiano, pesi elettorali e ricorsi alla Giustizia ordinaria invece di lasciare lo sport allo sport, un po’ sulla stessa linea del presidente del Coni Gianni Malagò. In linea con il calcio è stato anche l’intervento del commissario, ormai ex, Roberto Fabbricini, che molto ci è piaciuto quando ha detto di interessarsi ai soli risultati del campo e che solo quelli andrebbero rispettati e salvaguardati, rivendicando a sé l’avere condotto il vascello attraverso cupi marosi, dando il via a quelle riforme sempre rimandate sul format dei tornei e sul calcio femminile, forse anche sbagliando qualcosa, ma sempre in piena onestà. Di sicuro da aspettare con fiducia il percorso che intraprenderà Gabriele Gravina, dirigente di lungo corso, persona per bene e competente, che avrà il duro compito di dover far coesistere e ragionare all’unisono le tante anime in cui è diviso il nostro calcio con i suoi biechi interessi di parte, lavorando per applicare il suo buon programma elettorale, che abbraccia tutte le attuali problematiche del nostro calcio (format dei campionati, Giustizia Sportiva, pesi elettorali su tutte), ma anche per creare i presupposti affinché fra due anni si vada a votare magari per rinnovargli il mandato per avere modo di lavorare a fondo per il bene del calcio, fantasma che ha aleggiato a lungo su questa elezione.
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