di SERGIO TRASATTI/ Omicidio colposo e naufragio: queste le accuse per lo skipper al timone del gozzo che, al largo di Amalfi, giovedì scorso si è scontrato con un’imbarcazione, il “Tortuga”, provocando la morte della turista americana Adrienne Vaughan. Lo ha confermato in conferenza stampa il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli. Le indagini si concentreranno anche su rotta e velocità dei due natanti, attraverso l’eventuale funzionamento di apparati tecnici presenti sulle due imbarcazioni.
Le parole del procuratore capo Borrelli. Il giudice Giuseppe Borrelli ha precisato: “Lo skipper è stato sottoposto ad analisi del tasso alcolemico e toissicologico. I risultati sono posti al vaglio di un consulente della Procura poiché i dati sono non necessariamente significativi occorrendo verificare l’incidenza dei risultati sulla capacità del soggetto. Finora l’attenzione degli investigatori si è concentrata sull’audizione delle persone coinvolte o presenti. È stato sentito il marito della vittima, che è ricoverato in ospedale, ovviamente la testimonianza andrà ripetuta perché raccolta in un momento particolare”.
La rivelazione. Secondo quanto riporta Il Messaggero, il marito della vittima, Mike White, ha raccontato ai soccorritori che “lo skipper stava sempre al telefono”. Inoltre, il procuratore Borrelli a proposito dei due figli minorenni della coppia di turisti americani, una 12enne e un bimbo di 8 anni ha fatto sapere: “I bambini sono in albergo perché è arrivato in Italia il nonno. Era stata offerta anche ospitalità in una casa famiglia ma sono state concordate con il padre le modalità di custodia dei due bambini”.
L’agghiacciante testimonianza del comandante del “Tortuga”. Tony Gallo, intervistato dal Mattino, ha rivelato: “Ho visto questa imbarcazione venire dritta verso di noi, ho virato, ho spento i motori, ho provato ad andare indietro. Ma l’impatto è stato inevitabile. Subito dopo ho visto che in mare c’erano la mamma e la figlia, entrambe cadute a causa della collisione. Abbiamo lanciato dei salvagenti, i miei marinai si sono gettati in acqua, hanno aiutato la piccola e la donna che aveva il viso riverso in acqua: era incosciente ma viva. A bordo avevamo dei medici ma i soccorsi sono arrivati subito e hanno recuperato la mamma, la bambina è salita di nuovo sulla loro barca, ha preso la cima, ha legato il gozzo e poi è andata ad abbracciare il fratellino che piangeva. Piangeva tanto”.
“Una manovra suicida”. Lo stesso comandante Gallo ha aggiunto: “Lo skipper, come il marito della donna, erano entrambi leggermente feriti. Il ragazzo si teneva la testa tra le mani e gridava: la mia vita è finita, io sono finito. E poi mi ha detto: non vi ho visti. Era esaltato. Ho ripercorso nella mia mente quei momenti tante volte per cercare delle risposte. Non capisco la manovra: o aveva inserito il pilota automatico che, per un motivo che ignoro, potrebbe essersi disinnescato oppure ha perso il controllo perché a me è sembrata una manovra suicida”. Nei prossimi giorni si saprà come sono andate le cose (nella foto: la vittima e l’imbarcazione distrutta dallo schianto).
Commenta per primo