Il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, è stata ritenuta colpevole di negligenza sull’arbitrato per il caso Tapie. Il tribunale francese che l’ha giudicata non le ha comminato nessuna pena. I fatti risalgono al 2008 quando Lagarde era ministro dell’Economia, la Finanza e il Lavoro. Per questo il caso è stato esaminato dalla Corte di giustizia della Repubblica, tribunale composto da tre magistrati e 12 parlamentari.
Lagarde rischiava fino ad un anno di carcere e un’ammenda di 15mila euro, ma la Procura si era espressa a favore dell’assoluzione durante il dibattimento. Non è chiaro ora quali potranno essere le conseguenze di un verdetto di condanna, ma senza pena, per il suo futuro alla guida dell’Fmi. Un portavoce del Fondo ha riferito che il board esecutivo terrà a breve una riunione per esaminare il verdetto. Al momento Lagarde si trova a Washington, ma è in congedo.
L’intera vicenda poggia le radici nel lontano 1992 quando l’uomo d’affari francese Bernard Tapie, diventato ministro con Francois Mitterrand, affida ad una filiale del Credit Lyonnais, una banca pubblica, il compito di vendere la società Adidas di cui era proprietario per evitare conflitti d’interesse. Un anno dopo Tapie viene messo in fallimento dalla stessa banca. Ne nasce una lunga contesa giudiziaria che approda nel 2007 ad una procedura di arbitrato, mentre Tapie si è intanto avvicinato alla destra dell’allora presidente Nicolas Sarkozy.
Diventata titolare dell’Economia a giugno di quell’anno, Lagarde dà luce verde all’arbitrato in ottobre. La procedura viene affidata a tre stimati magistrati allora ritenuti indipendenti. Nel 2008 l’arbitrato si conclude a sorpresa a favore di Tapie con un mega risarcimento di 403 milioni di euro, 43 dei quali per “pregiudizio morale”. La sentenza fa scalpore, sia per l’entità del risarcimento a carico della banca di proprietà pubblica, che per la nozione di “pregiudizio morale” che non appariva nel protocollo di avvio dell’arbitrato. Su consiglio dei suoi legali, Lagarde decide di non fare ricorso. Ed è su questo punto che la corte l’ha oggi ritenuta negligente, mentre l’accusa di negligenza è caduta per quanto riguarda il via libera all’arbitrato.
Nel febbraio 2015 la corte d’appello di Parigi ha annullato gli effetti dell’arbitrato dopo che un’inchiesta ha dimostrato l’esistenza di uno stretto legame fra Maurice Lantourne, avvocato di Tapie, e Pierre Estoup, uno dei tre giudici del collegio arbitrale.
Il giudizio davanti alla Corte di Giustizia della Repubblica non prevede il grado di appello, ricordano i media francesi. Il legale di Lagarde, Patrick Maisonneuve, dovrà ora valutare se ricorrere in Cassazione. La Procura aveva chiesto l’assoluzione, argomentando che se non era provata una complicità, la Corte non poteva giudicare l’opportunità di una decisione politica come quella di fare ricorso o meno. La Corte ha però deciso diversamente, ma dato che non è stata comminata una pena la condanna non apparirà nel casellario giudiziario di Lagarde.
Intanto il caso giudiziario procede in parallelo nel tribunale non ministeriale con sei persone sul banco degli accusati per associazione a delinquere per truffa e sottrazione di fondi pubblici, fra cui figurano sia Tapie che Stephane Richard, all’epoca dei fatti direttore di gabinetto del ministro dell’economia e oggi presidente direttore generale del gruppo delle telecomunicazioni Orange.
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